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I curdi siriani hanno commesso crimini di guerra?

Amnesty International, organizzazione che si occupa di diritti umani, ha scritto in un report che anche la milizia curda dell’YPG potrebbe aver commesso crimini di guerra durante la guerra civile siriana.

IL REPORT

Intere comunità di arabi siriani sarebbero stati costretti a lasciare le proprie abitazioni nelle aree del nord, in quella che sembra essere stata la rappresaglia curda per il sostegno di queste popolazioni allo Stato islamico. Contrariamente a quello dichiarato dai curdi, secondo cui queste “deportazioni” sono state pochissime e legate e strette ragioni di sicurezza (ricordando che le loro attività hanno permesso di liberare dall’IS centinaia di villaggi nell’area), secondo Amnesty si sarebbe trattato di una vera e propria campagna di trasferimenti forzati, dove le case lasciate vuote sono poi state distrutte dai curdi stessi. Scrive il Washington Post che una delle testimonianze del report, si basa su foto satellitari ottenute dall’organizzazione e che riprendono l’insediamento abitativo di Husseiniya, vicino alla città siriana di Tel Hamees: le immagini si riferiscono a due diversi periodi, tra giugno 2014 e l’anno successivo, e mostrano come dei 225 edifici del villaggio ne sarebbero rimasti in piedi solo 14. Secondo Amnesty non si sarebbe trattato di distruzioni collegabili a danni collaterali del conflitto, bombardamenti e battaglie, ma ad un’opera studiata di demolizione.

La distruzione di case abitate da civili è un’aperta violazione del diritto internazionale umanitario, e questo genere di azioni può essere considerato un crimine di guerra.

IL CONTESTO

L’YPG è l’emanazione militare del partito curdo siriano YDP, che attualmente guida l””Amministrazione Autonoma” a capo del Rojava, l’autoproclamato stato indipendente del kurdistan siriano. YPG agisce su ordine politico dell’YPD. La milizia ha collaborato strettamente con la Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti: emblematica l’esperienza vittoriosa di Kobane. Domenica un C-17 cargo americano ha paracadutato aiuti militari in un’area controllata anche dai curdi, per rinforzare un raggruppamento di ribelli armati (di cui l’YPG fa parte da leone) che ha in programma un’offensiva su Raqqa, la capitale dell’IS in Siria. Gli Stati Uniti non considerano YPG e YPD organizzazioni terroristiche, la Turchia (alleato Nato) invece sì: ma gli Usa considerano terroristi il Pkk, che è la milizia curda turca, alleata fraterna dell’YPG.  È incredibile il tempismo con cui Washington riesce a finire in situazioni di imbarazzo sulle questioni che riguardano la guerra civile siriana. Dopo quattro giorni dell’annuncio ufficiale del rifornimento militare a quella che di fatto si è dimostrata la più forte forza sul campo contro il Califfato, l’YPG, esce un report di Amnesty International in cui un testimone racconta addirittura: «Ci hanno detto [i curdi] di andarcene, oppure avrebbero detto alla Coalizione guidata dagli Stati Uniti che eravamo terroristi e che ci avrebbero colpito insieme alle nostre famiglie».

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