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Il giorno del Sequester

Il tempo è praticamente scaduto, attorno alla mezzanotte scatteranno i tagli automatici al bilancio federale statunitense. Se un accordo sulla riduzione del deficit non sarà trovato all’ultimo momento Barack Obama firmerà un ordine con cui i tagli avranno effetto immediato. Alle dieci ora locale, le quattro del pomeriggio, il presidente avrà un incontro con i leader di democratici e senatori nei due rami del Congresso.

Le due parti si accusano a vicenda. I democratici imputano ai repubblicani il non voler integrare i tagli con tasse più alte per i ricchi. Di contro il Grand Old Party chiede che siano ridotti alcuni dei servizi e i programmi di sostegno alle fasce di popolazione meno abbienti. Senza intesa ci sarà tuttavia una sforbiciata trasversale della spesa pubblica americana pari 85 miliardi di dollari quest’anno e fino a 1.200 miliardi nei prossimi dieci anni.

Certo se in futuro le due parti dovessero arrivare a un compromesso il cosiddetto sequester sarebbe bloccato. La prossima scadenza è il 27 marzo. Nei giorni scorsi l’amministrazione Obama ha lancianto l’allarme sulle possibili conseguenze dei tagli.

Secondo il Fondo monetario internazionale, si potrebbero tradurre in uno 0,5 per cento in meno per la crescita Usa e in un rallentamento dell’economica globale. Ripercussioni si avrebbero nel campo della ricerca medica, delle ispezioni alimentari, dei servizi aeroportuali, dell’istruzione e della difesa.

Grande attenzione in questi giorni è stata data proprio ai tagli al Pentagono, circa la metà del totale, con il ministero che vedrebbe ridotto del 13 per cento il proprio bilancio da oggi sino a settembre. Ieri il portavoce della Difesa ha sottolineato come il dipartimento sia pronto a decisioni veloci sui programmi. Gia nelle scorse settimane è stata paventata una perdita di efficienza. Si è parlato dei congedi non pagati e forzati per il personale civile e delle revisioni nei programmi di manutenzione dei mezzi oltre a ripercussioni sull’addestramento delle truppe.

Scrive il sito Slate che la situazione potrebbe addirittura essere anche più grave del previsto, perché il linguaggio esplicito della legge spiega che i manager della difesa non potranno scegliere dove tagliare, ossia non potranno fare preferenze tra un programma e l’altro. Tutto subirà lo stesso taglio.

A esempio i 628 milioni per l’acquisto di 78 missili Patriot potrebbero semplicemente essere portati a 56 milioni (sette missili in meno). Ma come regolarsi con i 179 milioni per la modifica degli elicotteri AH-64 Apache, si chiede Fred Kaplan. Ci sono eccezioni. Il personale militare è escluso dai tagli che ricadranno in gran parte su quello civile. Lascia inoltre un margine di flessibilità per le spese operative e di mantenimento, spiega, a esempio in teatri di guerra o per quando riguarda il carburante. I tagli saranno applicati a tutti i corpi -Esercito, Aeronautica, Marina e Marine- ma i capi di ognuno potranno decidere quali sono le priorità.

Una discrezione che lascia qualche perplessità. Scrive Kaplan che se sembra logico che l’Aeronautica rinunci a qualche show, non si capisce perché la Marina senta di dover lasciare agli ormeggi una portaerei anziché inviarla come previsto nel Golfo Persico. Dubbi che si pone anche lo storico gionalista del Washington Post, Bob Woodward in attesa che repubblicani e democratici si accordino.

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