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Perché la Corea del Nord ammonisce le ambasciate estere

Kim

Dal 10 aprile la Corea del Nord, in caso di conflitto, non sarà in grado di garantire la sicurezza del personale delle rappresentanze diplomatiche a Pyongyang. Il messaggio del governo nordcoreano è arrivato alle ambasciate oggi con la richiesta di prendere in considerazione l’ipotesi di evacuare le rappresentanze. I primi darne notizia sono stati i russi. Pur ammettendo di aver esaminato la richiesta il portavoce russo ha sottolineato come al momento la situazione nella capitale coreana sia tranquilla. Stesso discorso nell’ambasciata britannica. È nel messaggio alla rappresentanza di Londra che compare il riferimento al 10 aprile, data già per altro uscita ieri nella polemica sulla presunta minaccia di Pyongyang, poi rientrata e pare frutto di un fraintendimento, di chiudere dal giorno il complesso industriale congiunto di Kaesong. Una nota del Foreign Office ha tuttavia chiarito che non è intenzione dei britannici abbandonare la Corea.

Stesso avviso è arrivato anche alla Germania che a sua volta aveva convocato l’ambasciatore nordcoreano a Berlino per chiedere chiarimenti sull’escalation delle provocazioni. Di oggi è la notizia del posizionamento di due missili a medio raggio su rampe mobili in una località segreta sulla costa orientale della Corea del Nord. Secondo quanto riferito dall’agenzia Yonhap, si tratta di Musudan con gittata tra i 3mila e il 4mila chilometri, in teoria capaci di colpire le basi statunitensi a Guam, dove Washington ha annunciato di voler schierare il sistema anti-missile Thaad. La risposta sudcoreana è stato il dispiegamento a ovest e a est della penisola di due cacciatorpedinieri con tecnologia Aegis, per tracciare la traiettoria dei missili in caso di ipotetici test o lanci.

La Corea del Nord si avvicina all’anniversario della nascita dell’eterno presidente Kim Il-sung, fondatore della patria e nonno del giovane leader Kim Jong-un. La ricorrenza è occasione di sfoggio di sforza. Su twitter Danile Pinkston dell’International Crisis Group fa ironia su cosa cambi tra il 9 e il 10 di aprile. NK News sottolinea invece come le richieste verso le ambasciate sia degli inviti e non ordini, né tanto meno minacce. Il sito ricorda anche un articolo del mese scorso dello JoongAng Ilbo.

Nel riferire di un presunto fallito tentativo di assassinare Kim Jong-un, il quotidiano sudcoreano citava un anonima fonte che raccontava dell’esistenza di un piano per creare tensioni esterne e rafforzare il regime. Gli avvisi alle rappresentanze diplomatiche, si legge nel pezzo, sarebbero l’ultimo passo prima di attentati al Sud, portati avanti in modo da non essere direttamente riconducibili al Nord. L’esempio è l’affondamento della corvetta Cheonan a marzo di tre anni, in cui morirono 46 marinai. Anche perché, spiega la fonte, il giovane Kim non vuole lo scoppio di un conflitto, ma soltanto convogliare verso fuori il malcontento interno.

La segretezza che avvolge le scelte interne del regime, uno dei punti di forza nella sua opera di autoconservazione, non permette tuttavia di stabilire la reale attendibilità delle indiscrezioni. Proprio ieri, d’altronde, dall’ufficio della presidentessa Park Geun-hye è arrivata la richiesta alla stampa affinché non diffondere notizie basate su fonti anonime per evitare reazioni di Pyongyang.

Nonostante le tensioni oggi il governo sudcoreano ha detto che non è in considerazione il ritiro dei propri cittadini dal complesso di Kaesong.

Da parte sua, secondo quanto riferisce il Wall Strett Journal, Washington sembra decisa a rilassare l’atteggiamento aggressivo dell’ultimo periodo per evitare incidenti. Certo c’è chi come il senatore repubblicano Ed Royce chiede di lasciare collassare il regime servendosi della leva economica. Per il capo di stato maggiore congiunto,Martin Dempsey, a colloquio con l’Associated Press, la situazione è preoccupante ma non fino a far presagire un conflitto. Intanto nell’imminente visita in estremo oriente, il segretario di Stato americano, John Kerry farà visita a Pechino con l’obiettivo pressare i cinesi affinché riportino a più miti consigli lo scomodo alleato, i cui atteggiamenti secondo alcuni analisti, sono rivolti a colpire i cinesi piuttosto che gli Stati Uniti.

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