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E’ la Ragioneria che deve cambiare, non (solo) il Ragioniere. Parla Polillo

Chi comanda davvero in Italia? Politica o burocrazia? La risposta è complessa e non scontata, sebbene l’editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi sembri non avere dubbi. Se il governo Monti non è riuscito efficacemente nella spending review, ha sbottato Giavazzi, dipende anche dall’aver mantenuto al loro posto i burocrati che sono divenuti nel tempo tutt’uno con le istituzioni che rappresentano. Un esempio su tutti: Mario Canzio alla Ragioneria Generale dello Stato.

Di parere diverso, in una conversazione con Formiche.net, si dice l’ex sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo. Il suo non è, stile Giavazzi, un attacco a Canzio. Quello di cui bisogna accusare la Ragioneria generale, di cui va comunque sottolineata l’affidabilità, è la cultura, che dovrebbe affiancare elementi di natura economica a quelli finanziari ora in uso. Un metodo, quello della Ragioneria, che ad esempio non ha evidenziato la discrasia tra spesa pubblica e qualità/quantità di servizi in Italia.

Il giudizio sulle indiscrezioni su Franco alla guida della Ragioneria

Ma le novità, sembrerebbero caldissime e di giornata. Come risulta a Formiche.net, il nuovo ragioniere generale dello Stato è Daniele Franco. Il giudizio di Polillo? “Sarebbe un’ottima scelta. Faccio i miei auguri a Canzio che ha gestito un organismo complesso in anni difficili con professionalità e dedizione. E non sempre il suo lavoro è stato apprezzato come avrebbe meritato. Se la notizia fosse confermata, sarebbe un’ottima scelta. Franco viene da Bankitalia ed è considerato uno dei massimi esperti di finanze pubbliche con competenza a livello internazionale, non a caso ha seguito il percorso per il Patto di Stabilità nazionale. Rispetto alla tradizionale figura contabilistica del Ragioniere – prosegue Polillo – si passerebbe quindi a una figura più complessa, in cui agli aspetti di contabilità pubblica si aggiungono quelli di macroeconomia. Con una competenza aggiuntiva rispetto al corpus tradizionale che ha caratterizzato fino ad oggi il Ragioniere centrale”.

Il ruolo della Ragioneria

Da rivedere, secondo l’ex sottosegretario all’Economia del governo Monti, è la “cultura” stessa della Ragioneria generale. “Si tratta di un corpo molto coeso, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano. La Ragioneria è senz’altro un corpo dello Stato affidabile per le proiezioni e per la gestione complessiva della macchina pubblica. In Grecia ad esempio le reali condizioni dei conti pubblici sono state molto opache, ma in Italia questo non si è mai verificato per il grado di professionalità che ha certificato le tendenze effettive della finanza pubblica italiana”. Ma questo valore, d’altra parte, “rappresenta anche un limite. La Ragioneria ha privilegiato gli aspetti della registrazione rispetto all’esigenza di penetrare nei meandri della gestione della spesa pubblica”.

La spesa pubblica italiana

“Analizzando i dati di Bankitalia, la spesa corrente italiana, a netto della spesa per interessi e per la previdenza, è in linea con la media europea. Nel 2011, la spesa italiana è inferiore dell’1% di Pil  alla media europea. Non c’è quindi un eccesso di spesa pubblica italiana rispetto alla media dell’eurozona. La vera differenza sta nel fatto che negli altri Paesi la contropartita della spesa pubblica in termini di servizio è molto migliore rispetto a quella italiana che si rivela invece debole, con una qualità e una quantità dei servizi inferiore alla media europea”, spiega Polillo. L’input utilizzato dallo Stato “è quindi in linea con la media europea. Ma sul versante output siamo in una situazione del tutto insoddisfacente, e la nostra spesa pubblica vista sotto questo punto di vista, risulta essere eccessiva”.

Input e output

“Se parto dall’input, bisogna costringere i dipendenti pubblici a lavorare meglio e di più. Se invece considero l’output, c’è il problema della mobilità e della riduzione del perimetro dello Stato, con un eccesso di dipendenti pubblici che deve essere risolto”. Come? “Introducendo nel settore pubblico le stesse regole di quello privato, come nel caso della Cassa integrazione”.

L’outsourcing e il costo dei servizi 

“La Ragioneria non ha reso evidente negli anni questa discrasia, con una contabilità di carattere finanziario. L’Italia ha invece bisogno di robuste iniezioni di contabilità economica. Certo, potremmo fare outsourcing, ma non come quello attuato finora che ha decentrato funzioni senza però metter mano al numero dei dipendenti, portando quindi alla conseguenza che lo stesso servizio è costato il doppio”, commenta.

Secondo l’ex sottosegretario, “alla Ragioneria serve oggi un salto di qualità, con elementi di valutazione che non siano solo di natura finanziaria”. Ma ecco la vera contraddizione che incide sulla spesa pubblica italiana: “C’è un alleanza trasversale nelle forze politiche per cui queste tendono ad occultare i problemi della composizione della spesa pubblica”, osserva.

Amministrazioni centrali e quelle locali, come i comuni, senza controllo

“Se si sottrae alla spesa pubblica corrente, quella previdenza, per interessi e per i trasferimenti tra i vari livelli di governo, otteniamo una spesa corrente di competenza delle amministrazioni centrali e di quelle locali. I dati ci dicono che nel 2010 il rapporto era di 56,5% per le amministrazioni locali e del 43,5% per quelle centrali. Nel 2012 la spesa locale è passata invece al 56,5%. Quella delle amministrazioni centrali, di conseguenza, è scesa al 42,5%. Ciò dimostra che è il riordino degli enti locali il vero punto su cui bisogna intervenire”. Il dibattito sul federalismo, secondo Polillo, ha infatti ha un vizio di origine: “Noi non prevediamo una gerarchia statale. In Italia c’è lo Stato centrale, le regioni, e i comuni che dipendono dal Ministero degli Interni, in una situazione di incontrollabilità della spesa. Sono stati fatti passi in avanti con il Patto interno verticale ma ci sono ancora forti resistenze da parte dei comuni che preferiscono avere rapporti con enti distanti in un’articolazione che elimina i controlli sui flussi finanziari”.

Riorganizzare la struttura statale

Secondo Polillo bisogna quindi tagliare la spesa riorganizzando la struttura pubblica, “anche se le forze politiche si oppongono in un blocco di sindacato trasversale. Il problema è ineludibile, e le risorse sono finite. Se non si agisse in questo senso, d’altra parte, sarebbe impossibile rimettere in moto il processo di sviluppo economico”, conclude Polillo.

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