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Perché “La guerra dei vent’anni” non è un flop

1,4 milioni (share 5,9%) è la media degli Over 18 anni che hanno seguito per 124 minuti, quant’è durata la trasmissione di Canale 5 “La guerra dei vent’anni” sulla ricostruzione del Processo Ruby, fatta da Silvio Berlusconi intervistato dal vice direttore del Tg5 Andrea Pamparana, ma gli ascoltatori unici (contatti) sono stati 7,5 milioni.

Nessuna legge italiana vieta ad un tycoon televisivo, nonché leader politico, di mandare in onda sulle proprie reti ciò che vuole. Senza una commissione di vigilanza operativa e con il Pdl primo alleato del Pd al governo, è facile ipotizzare che le maggiori resistenze a trasmettere quello speciale sulla rete ammiraglia in prime time siano arrivate proprio dalla dirigenza Mediaset, che in questi mesi con il calo della pubblicità sta cercando di far recuperare redditività all’azienda, dopo aver presentato il primo bilancio negativo della sua storia.

I dirigenti di Mediaset per limitare il prevedibile flop d’ascolto di questa operazione mediatica, hanno scelto la domenica perché è il giorno della settimana dove Canale 5 va peggio. La scorsa settimana la replica del film “King Arthur” aveva raccolto poco meno di 1,7 milioni di spettatori e il 6,8% di share, ed anche nelle settimane precedenti nessun film in replica era riuscito ad arrivare al 10% di share e misurarsi degnamente contro la fiction di Rai1 “Un medico in famiglia” che veleggia a 6 milioni di spettatori e la concorrenza di “Report” e “Le Iene” che stanno sopra al 10%.

Un programma in onda in primetime su Canale 5 che fa il 5,9% è considerato un flop, ma analizzando gli obiettivi che si prefiggeva chi ha ideato questa operazione televisiva non si può ritenere un flop. Anzitutto un dato, il 63% dell’ascolto è femminile e tra gli Over 65 anni lo share del programma sale al 9% che rappresentano il 43% dell’ascolto totale del programma.
Con questa iniziativa difensiva Silvio Berlusconi, imputato nel Processo Ruby, ha voluto parlare al proprio elettorato e rassicurarlo sulla sua innocenza anche se venisse condannato, perché, è un dato acquisito: la pressione giudiziaria ha sempre rappresentato per Berlusconi un vantaggio elettorale e nelle prossime settimane ci saranno le elezioni amministrative a Roma e in altre 15 città capoluoghi di provincia.

L’utilità di questa operazione immagine non è sfuggita a Beppe Severgnini che con un tweet ha stigmatizzato Andrea Pamparana, autore dello speciale; Severgnini “@IndignatoTg5 Giuro che non capisco, Andrea. Ma perché un bravo giornalista si presta a queste cose?” E la risposta di Pamparana “@beppesevergnini perché questo processo è una farsa. E ad oggi sono state lette solo le carte della Procura”. #laguerradeiventanni.

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