Skip to main content

Ilva, tutte le critiche dei giuristi sul decreto Letta

Il caso Ilva scuote il mondo industriale e politico. Ad essere sotto la lente d’ingrandimento è la bozza del decreto discusso dal governo in Consiglio dei ministri. Il commissariamento dello stabilimento di Taranto, sede dell’area a caldo e fulcro dell’attività aziendale ora affidata a Enrico Bondi, solleva obiezioni di natura procedurale e giuridica.

IL DEFAULT AMBIENTALE
I più critici – si legge su La Stampa – sono convinti che con questo decreto, per la prima volta in Italia un’impresa sana venga commissariata con un atto del governo: proprietari esclusi dalla gestione e privati della cassa. Un concetto definito di “default ambientale”.

LE RASSICURAZIONI DEL GOVERNO
Il governo prova a placare le paure degli industriali, parlando di una “situazione eccezionale” e quindi non replicabile. Il timore è che il caso Ilva crei un precedente e il default ambientale possa allargarsi ad altre imprese.
A rassicurare gli industriali sulla non ingerenza del governo anche il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, che intervenendo a Unomattina ha detto che il decreto sull’Ilva approvato dal Cdm “è costruito per rispettare la proprietà e non per distruggerla. La proprietà se vuole può vendere, partecipa e viene informata di tutte le decisioni assunte“.

LE CRITICHE DI FEDERACCIAI
Critiche anche da Federacciai. Il presidente dell’associazione di categoria di Confindustria, Antonio Gozzi, definisce il decreto “sbagliato e sproporzionato perché rischia di fare un disastro. Da oggi ogni fabbrica potrebbe essere commissariata solo per contestazioni ambientali effettuate da un pm”.

L’ANALISI DELLA STAMPA
A protestare non ci sono solo i produttori o gli ambientalisti. Un’analisi preoccupata di ciò che accade all’Ilva arriva dal Sole 24 ore, che parla di “un brutto incidente per l’industria italiana”.
Non c’è l’esproprio formale, ma l’esproprio sostanziale sì”. E anche se – si legge nell’analisi – “l’impulso verso la nazionalizzazione è stato sedato, il problema rimane il dispositivo giuridico-politico congegnato”.

I DUBBI PROCEDURALI
Destano interesse anche alcuni dubbi di natura procedurale. In genere i commissari per le bonifiche arrivano quando la fabbrica è chiusa e i proprietari evaporati. Negli anni ’80, per imprese ancora in attività, con “dichiarazioni di alto rischio industriale” (Manfredonia, Porto Marghera) lo Stato si era affiancato al privato per bonificare. In questo caso i critici parlano di una sostituzione.

LE PERPLESSITÀ DEI GIURISTI
Nemmeno tra i giuristi non mancano le perplessità. Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale comparato all’università di Teramo parla di “provvedimento insolito” e individua un’incompatibilità con la direttiva europea sulle prescrizioni ambientali. Fabrizio Fracchia, professore di diritto amministrativo alla Bocconi, solleva due questioni: “Da un lato il governo, ordinando lo sblocco dei soldi, interviene su un sequestro giudiziario in modo persino più invasivo del decreto del 2012; dall’altro svuota un’impresa, entrando nella cabina di comando”.

LA QUESTIONE POLITICA
Sullo sfondo e al di là dei probabili ricorsi (Corte costituzionale, Unione europea), resta aperta una questione politica. Per Vinicio Nardo, segretario dell’Unione Camere Penali, “il potere politico ha fatto un passo indietro, accettando che la magistratura si faccia carico non solo di accertare reati, ma anche di stabilire la politica ambientale”. E aggiunge: “Capisco che l’imprenditoria si senta “aggredita” non solo dal procuratore della Repubblica, ma anche dallo Stato. Che si fa? Sulla spinta dei magistrati si commissaria a destra e a manca? Rischiamo di diventare uno stato sovietico”.

Ilva, Zanonato: “Commissariamento non è esproprio. I Riva sono azionisti non proprietari” (fonte video: Il Fatto Quotidiano)

×

Iscriviti alla newsletter