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I malanni del Dragone

Ormai è evidente. La crescita e i dati cinesi restano a livelli positivi, e agli occhi dell’Ue, addirittura eccezionali, ma non si può nascondere che il boom economico nelle ultime settimane si sia sgonfiato. La domanda interna resta debole, e la notizia colpisce anche chi, già in cattive acque, guarda al Dragone da esportatore. La Banca centrale cinese la sua partita la gioca da tempo, con immissioni di liquidità record. I timori di una bolla immobiliare potrebbero frenarne la corsa, ma gli investitori, più dei colleghi sulle piazze americane ed europee, fiutano ancora odor di guadagni.

Le rassicurazioni del premier

Il premier Li Keqiang ha cercato di rassicurare il Paese e i mercati spiegando che il trend è sostanzialmente stabile e che “la crescita resta relativamente alta e su dati ragionevoli”. Ma l’economia cinese nel 2012 ha toccato il suo livello di crescita più basso degli ultimi tredici anni e le stime sono state riviste al ribasso per il 2013, alimentando i timori che il Paese possa non raggiungere il 7,5% previsto.

Il trucco sull’export e il crollo dell’import

“La crescita resta non convincente e sembra aver perso il suo slancio a maggio”, ha spiegato a Reuters Louis Kuijs, economista di Rbs. “Le prospettiva di crescita di breve periodo restano soggette a rischi e potremmo essere costretti a rivedere al ribasso le nostre stime”.
Ma anche l’export ha segnato il tasso di crescita più basso dei primi mesi del 2013 a maggio, con un +1%, fornendo una foto più realistica sul commercio dopo l’adozione di misure restrittive sulla speculazione monetaria, spesso mascherata da export per aggirare i controlli di capitale. Quella speculazione ha creato un aumento a doppia cifra della crescita dell’export ogni mese quest’anno anche se la ripresa mondiale procede a stentoni. L’export di maggio verso Usa e Ue, i due mercati principali per la Cina, è crollato rispetto all’anno precedente, e per il terzo mese consecutivo. L’import è diminuito dello 0,3%, contro le aspettative di un +6%. Lo stesso crollo lo ha subito il volume delle importazioni dei maggiori metalli e materie prime, compresi alluminio e rame e carbone. Le vendite al dettaglio restano l’unico dato positive, con i prezzi aumentati al tasso più alto degli ultimi cinque mesi.

La politica monetaria

La Banca centrale continua a pompare liquidità record, anche rispetto al programma della Fed americana da 85 miliardi di dollari mensili, ma comincia a chiudere, almeno un po’, i cordoni della borsa. Ha fornito alle banche cinesi 109 miliardi di dollari (667,4 miliardi di yuan) di nuovi prestiti a maggio. La stima era di 850 miliardi di yuan, mentre i prestiti di aprile erano stati 792,9 miliardi di yuan. Così, la crescita economica cinese è scesa al 7,7% nel primo trimestre, dal 7,9 dell’ultimo del 2012. Fondo monetario internazionale ed Ocse hanno tagliato le loro stime di crescita per il 2013, prevedendo, rispettivamente al 7,75 e al 7,8%.

Gli istinti dei mercati

Tagliare i tassi d’interesse sarà una decisione difficile per la Banca centrale, che teme che così facendo si possa esacerbare l’aumento dei prezzi del settore immobiliare, che si intende contenere. “D’altra parte – ha sottolineato Tang Jianwei, senior economist della Bank of Communications di Shanghai – un taglio potrebbe non rallentare gli afflussi di capitali speculativi, che sono guidati dalle attese di un apprezzamento dello yuan”.

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