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Idee e progetti dal Simposio per la diplomazia culturale

Si è concluso oggi il Primo Simposio internazionale sulla diplomazia culturale promosso dall’Institute for cultural diplomacy, la Società Dante Alighieri e Priorità cultura, con una conferenza conclusiva sul traffico illecito di opere d’arte.

Durante la prima giornata, ieri, si sono approfonditi i temi delle industrie creative e in particolare del potere della cultura per il dialogo, la cooperazione internazionale e la pace.

Promuovere l’idea e il concetto stesso di diplomazia culturale è interesse dell’Italia che proprio in questo settore può dare un contributo per il rilancio dell’economia e dell’occupazione nel momento di crisi e di carenza di lavoro che il Paese sta vivendo. Così Francesco Rutelli, presidente onorario dell’Icd con sede a Berlino, già intervistato da Formiche.net, ha introdotto la prima conferenza, riferendo anche gli auguri arrivati dal ministro Emma Bonino e dal presidente del Consiglio, Enrico Letta.

Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha presenziato al primo incontro: l’unione di queste due parole, “diplomazia culturale” è sicuramente occasione di stimolo per far sì – ha detto – che un tema di tale portata possa uscire dalle aule accademiche, in cui fin troppo a lungo è stato confinato, attraversando barriere economiche nazionali e internazionali.

E infatti il direttore dell’Icd, Mark Donfried, ha sottolineato come la diplomazia culturale possa presentarsi come collante tra i Paesi.

Anche i ministri Massimo Bray e Gaetano Quagliariello sono intervenuti nel dibattito. Il primo con uno sguardo critico verso la capacità di fare sistema dell’Italia e sulla mancanza di fare innovazione, sostiene oltre la cultura anche il turismo, volano della nostra economia. Il secondo ha ricordato quanto il movimento delle idee sia importante per la commistione e l’ibridazione delle culture.

Ed è l’arte uno strumento di dialogo e di punto di incontro fra i popoli, come spiega Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia. Baratta ricorda come l’arte sia un mezzo fondamentale per riconoscere la propria identità. Non è un caso che ogni anno, anche senza promozione, molti Paesi, come il Kosovo subito dopo la guerra, chiedano di partecipare alla Biennale, proprio per sentirsi parte del mondo dell’arte.

Massimiliano Fuksas tra i relatori mette il dito invece nella piaga del non puntare sui giovani, cosa che fece Mitterand quando proprio l’architetto si trasferì in Francia grazie alla politica culturale, che prevedeva un sistema bancario di supporto.

L’Italia dovrebbe sfruttare maggiormente il suo valore aggiunto che viene ancora percepito dall’esterno. Il professor Luca Serianni a tal proposito ha menzionato quanto il nostro Paese abbia un forte appeal ancora all’estero, considerando, come conferma il sottosegretario Francesco Giro, che la lingua italiana è la quinta più studiata.

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