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Wall Street prega San Bernanke

L’attesa è di quelle più intense, in grado di scatenare la volatilità su gran parte delle piazze finanziarie del mondo. Ma gli operatori di Wall Street e non solo sanno che, almeno per stasera, il programma QE da 85 miliardi di dollari al mese di acquisto di titoli da parte della Fed non finirà.

I timori di una stretta monetaria

La decisione sulla tempistica, sottolinea Bloomberg, forse non è stata presa neanche dal governatore Ben Bernanke, che ha usato mille sfumature per ventilare l’eventualità di un calo del piano, ma mai la parola “Taser”, la stretta. Una comunicazione soft che vuole cullare i mercati fin quando possibile, alimentando il rafforzamento di Wall Street e la crescita del Paese senza badare troppo al debito pubblico statunitense.

Il commento di Feldstein

Il presidente Barack Obama ha lasciato intendere che a Bernanke succederà un nuovo governatore, forse anche in rosa. Un messaggio che secondo Martin Feldstein, professore ad Harvard ed ex consigliere del presidente Reagan, significa solo una cosa: “Il programma QE comincerà a ridimensionarsi entro l’anno”, ha dichiarato alla tv Cnbc. “Inizierà a chiudere i rubinetti prima della scadenza del suo mandato, così da rafforzare la sua legacy, la sua eredità storica. Potrà sempre dire di aver tirato fuori dai guai gli Usa e di averli saggiamente incanalati verso un’exit strategy morbida”, ha concluso.

La situazione economica negli Usa

La disoccupazione non ha ancora toccato il livello del 6,5% a cui Bernanke aveva inizialmente ancorato il programma di acquisti, e la politica fiscale monetaria resta legata ai tagli per le basse fasce di reddito, una scelta inevitabile se si considera l’opposizione dei repubblicani a qualsiasi misura in grado di intaccare i redditi dei più abbienti. L’allarme però sui resta, mercati, mentre più lontana che mai sembra l’ipotesi di rendere negativi i tassi d’interesse. A ricordarci quest’opzione, ma solo a parole, resta il governatore della Bce Mario Draghi.

Il confronto con la Bce

L’eco delle scelte monetarie americane, nel limite del possibile concesso dal mandato dell’Eurotower, arriva con ritardo nel Vecchio Continente. E’ successo con l’uso di politiche monetarie non convenzionali, ora si ripete con la storia dei tassi negativi. Speriamo, o quantomeno, lo sperano i mercati europei, che in ritardo arrivi anche il rallentamento della Bce nel sostegno all’economia reale. La strada europea è ancora tutta da spianare. Ben lontana dalla celebre Road 66 che attraversa gli Stati Uniti.

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