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Perché Draghi rispolvera l’ipotesi dei tassi negativi

Draghi lo aveva annunciato. La Bce è pronta ad agire se le condizioni economiche non miglioreranno. E se molti analisti erano rimasti sorpresi dalla recente apertura di Draghi a tassi d’interesse negativi, considerando l’opposizione soprattutto tedesca nel consiglio direttivo anche al  taglio dello 0,25%, il presidente dell’Eurotower oggi rincara la dose. Dopo tutto, l’inflazione nell’Eurozona è ben lontana dai limiti di Bruxelles. Aprire le dighe alle iniezioni di liquidità da parte della Bce non rischia quindi di inondare il mercato europeo.

I tassi negativi

La Banca centrale europea sta studiando l’ipotesi di rendere negativi i tassi sui depositi a un giorno fatti dalle banche, anche se “ci sono molte complicazioni e molte conseguenze di cui tenere conto e occorre studiare con attenzione”, ha detto Draghi in una lectio magistralis alla Luiss dove è stato insignito di una laurea honoris causa. Il presidente della Bce ha aggiunto che ”il consiglio ha deciso di analizzare l’argomento, in modo da essere pronto ad agire se necessario”. Un’opzione già allo studio della Fed americana di Ben Bernanke.

La piaga della disoccupazione

In alcuni Paesi europei la disoccupazione “ha raggiunto livelli che incrinano la fiducia in dignitose prospettive di vita, e che rischiano di innescare forme di protesta estreme e distruttive“. “E’ indubbio – ha rilevato Draghi – che una crescita duratura sia condizione essenziale per ridurre la disoccupazione, in particolare quella giovanile”. La Germania, non a caso, punta dritta verso la piena occupazione.

La riforma del welfare

Il modello di Welfare europeo, che ha evitato “effetti devastanti” a seguito della crisi di questi anni, deve però essere “adeguato ai mutamenti richiesti dalle dinamiche demografiche e dal nuovo competitivo globale. Occorre farlo per diminuire la disoccupazione giovanile, per aumentare i consumi, per preservare l’essenza stessa del welfare”.

Il risanamento delle finanze pubbliche

Le politiche di bilancio dei Paesi dell’area euro “devono essere mantenute su sentieri sostenibili”, ha affermato il presidente dell’Eurotower. “Specialmente per i Paesi con livelli di debito pubblico strutturalmente alti, quindi non temporaneamente elevati a causa della crisi attuale, ciò significa non tornare indietro rispetto agli obiettivi già raggiunti“.

Meno spesa, meno tasse

Nei Paesi dell’area euro “occorre mitigare gli effetti inevitabilmente recessivi del consolidamento di bilancio con una composizione che privilegi le riduzioni di spesa pubblica corrente e quelle delle tasse, specialmente in un contesto come quello europeo dove la tassazione è già elevata in qualunque confronto internazionale“, ha sottolineato Draghi.

Il contrasto al credit crunch

Contro la penuria di credito bancario per le imprese medio piccole dell’area euro, secondo Draghi misure efficaci “potrebbero essere anche interventi nazionali, peraltro già collaudati in alcuni Paesi, con la partecipazione di governi, banche pubbliche e agenzie di sviluppo”. Per parte sua “la Bce ha avviato con la Banca europea degli investimenti (Bei) e con la Commissione europea iniziative mirate a ridurre la frammentazione del credito nell’area dell’euro”, ha ribadito Draghi.

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