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Telecom, i numeri pesanti di Bernabè che bisticcia con Catania di Intesa

Tra svalutazioni, problemi regolamentari e dissidi nella governance sugli ultimi progetti per il gruppo, Telecom Italia archivia un primo semestre del 2013 nero. La situazione economica negativa in Italia e in America Latina pesa sui risultati del gruppo presieduto da Franco Bernabè, a cui non resta che puntare sullo scorporo della rete con il probabile ingresso nel capitale della newco della Cassa Depositi e Prestiti, intenzione confermata recentemente dal presidente Franco Bassanini.

Le cifre

Telecom Italia chiude il primo semestre con una perdita netta di 1,407 miliardi di euro, a causa di una svalutazione dell’avviamento per complessivi 2,2 miliardi di euro. Escludendo tali effetti straordinari, l’utile si attesta a 800 milioni circa, rispetto ai 1,2 miliardi dei primi sei mesi del 2012. I ricavi sono scesi del 2,7% a 13,76 miliardi (consensus a 13,663 miliardi), l’ebitda del 6,8% a 5,236 miliardi (5,303 mld) e l’ebit del 13% a 353 milioni. L’indebitamento finanziario netto rettificato è sceso di 1,5 miliardi rispetto al 30 giugno 2012 a 28,813 miliardi (28,704 miliardi le stime degli analisti).

I ricavi nel primo semestre 2013 ammontano a 13.760 milioni di euro, in calo del 7% rispetto al primo semestre 2012 (14.793 milioni di euro). In termini di variazione organica i ricavi consolidati registrano una riduzione del 2,7% (-375 milioni di euro). Le svalutazioni di attività non correnti sono pari a 2.213 miliardi di euro.

Il commento di Bernabè

“Il primo semestre 2013 è stato condizionato dalla fragilità della cornice economica domestica e da una riduzione della crescita dell’economia nei paesi latinoamericani”, ha sottolineato il presidente di Telecom Franco Bernabè commentando i risultati del primo semestre 2013. “In Italia si è inoltre registrata la prosecuzione della pressione dei prezzi, in particolare sul mercato mobile consumer, a cui si è aggiunto un significativo impatto negativo derivante dagli aspetti regolamentari. In questo contesto, si è deciso di rispondere fermamente alle offerte dei concorrenti sul mercato mobile, investendo una parte di marginalità per aprire la strada alla difesa e all’acquisizione netta di clienti, anche mediante l`utilizzo di innovative offerte convergenti fisso – mobile”.

Il rischio downgrade

E Telecom Italia potrebbe doversi misurare fra i possibili rischi con un eventuale downgrade del merito di credito attribuito dalle agenzie di rating. Lo sottolinea la stessa società spiegando tuttavia che “con riferimento all’indebitamento finanziario esistente, un declassamento di un notch (un gradino) avrebbe un impatto finanziario non significativo, pari a circa 11 milioni di euro in termini di maggiori oneri finanziari annui, in relazione ai finanziamenti bancari che prevedono meccanismi di adeguamento automatico del costo della provvista al livello di rating”.

L’aumento del rapporto debito/Ebitda

“La limatura della guidance sull’ebitda attesta però che il rapporto debito/ebitda di Telecom Italia a 2,4 volte non dovrebbe scendere nell’anno ma forse salire lievemente”, avvertono gli analisti di Equita. “Anche se le aspettative del consenso già scontavano parzialmente l’evoluzione negativa del mercato domestico, gli analisti di Banca Akros, che avevano già previsioni conservative, oggi le hanno tagliate ulteriormente a livello di ebitda di un ulteriore paio di punti percentuali”, si legge su MF- Milano Finanza.

Hanno anche preso in considerazione un impatto più che proporzionale sul free cash flow del gruppo anche a causa dei maggiori oneri finanziari. Insomma, “i risultati di Telecom Italia sono stati deboli, la guidance sull’ebitda è stata tagliata. L’unico aspetto positivo è la conferma che lo scorporo della rete prosegue”, concludono gli analisti di Banca Akros.

Il bisticcio con Catania

Fra le tensioni che caratterizzano il gruppo c’è anche l’azione giudiziaria che ha investito il cda e in particolare il consigliere di amministrazione designato dal socio Intesa, Elio Catania, manager di lungo corso gradito in particolare dal banchiere di Intesa, Gaetano Micciché. Un’iniziativa frutto, secondo le ricostruzioni di stampa, anche di un sospetto innescato dal presidente Bernabè, spalleggiato comunque dal numero uno di Intesa, Enrico Tomaso Cucchiani, dopo alcune informazioni riservate su Telecom scritte da alcuni giornalisti che hanno dato vita al cosiddetto caso Catania-Dimito.

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