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Egitto, Obama si chiama fuori

Tirato per la giacchetta dalle critiche sui giornali americani, Barack Obama è intervenuto sul caso Egitto. Il presidente Usa è intervenuto da Martha’ Vineyard dove si trova in vacanza per condannare “fermamente la violenza contro i civili”. La cooperazione con il Paese non può continuare nelle attuali modalità, afferma Obama, cancellando le esercitazioni militari congiunte biennali con l’Egitto. E annunciando che ulteriori iniziative potrebbero essere prese.

Ma comunque si chiama fuori dalla partita in corso nel Paese: “L’America non può determinare il futuro dell’Egitto, è un lavoro che spetta agli egiziani: gli Stati Uniti sono un partner dell’Egitto nella ricerca della democrazia. E gli Usa non si schierano con nessun partito o figura politica. Gli egiziani meritano di meglio rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi giorni”, ha commentato Obama.

Il suo intervento segue il deteriorarsi della situazione in Egitto e le critiche mosse all’amministrazione Usa sulle politiche attuate per l’area. ”Gli Stati Uniti condannano” la violenza contro i manifestanti ”ma non mostrano alcun segnale di voler prendere iniziative, quali la sospensione degli aiuti” scrive il New York Times. ”Obama è stato informato sulla situazione mercoledì ma non ha consentito agli eventi in Egitto di interrompere la sua giornata” aggiunge il quotidiano. ”La violenza in Egitto mostra come l’influenza degli Stati Uniti sia in calo” afferma il Wall Street Journal. Il Washington Post parla di complicità dell’amministrazione nella repressione.

Intanto sale il bilancio fornito dal ministero della Salute egiziano, delle vittime degli scontri di ieri in tutto il Paese: i morti sono 525. E a preoccupare è soprattutto la giornata di domani visto che il partito Giustizia e libertà (Fjp), braccio politico dei Fratelli musulmani, ha convocato una “grande mobilitazione in tutto il Paese” dopo lo sgombero violento di ieri delle piazze Rabaa e Nahda, simbolo dei pro-Morsi al Cairo.

Piazza Rabaa è diventata il simbolo della rivolta dei pro-Morsi e i Fratelli musulmani l’hanno ribattezzata la “Tienanmen egiziana”.

Anche il Papa guarda con ansia i fatti in Egitto. Oggi nel suo Angelus da Castel Gandolfo non ha mancato di levare la sua voce per quella “cara terra” con un appello per la pace e la riconciliazione assicurando al contempo la sua preghiera “per le vittime, i loro familiari e i feriti”.

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