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Summers e Yellen, pro e contro nella corsa alla guida della Fed

La poltrona della Fed scuote Wall Street, la finanza mondiale e ora anche le coscienze. Lawrence Summers e Janet Yellen (nella foto) sembrano di nuovo in pole position per il dopo-Bernanke e tornano a contendersi il posto di presidente della banca centrale americana come quattro anni fa. Ma con un piano di iniezioni di liquidità da 85 miliardi di dollari al mese e un’economia in ripresa ma ancora fragile, la scelta della persona giusta sembra ancora più complessa, e si appesantisce di critiche anche sessiste, come fa notare il Nobel Paul Krugman.

La tempistica

Il presidente Barack Obama ha assicurato che nominerà il numero uno della banca centrale in autunno, che tecnicamente inizia il 22 settembre. Ma potrebbe farlo prima, come molti sostengono: il 17 e il 18 settembre è in programma la prossima riunione del Fomc, l’organo decisionale della Fed, e, secondo gli analisti, è possibile che decida per un rallentamento degli acquisti di titoli aprendo di fatto la strada all’exit strategy dalle misure non convenzionali messe in campo contro la crisi. Per Obama la scelta non è facile in una rosa di ”candidati qualificati”, come li ha definiti il presidente stesso, ammettendo che Summers e Yellen non sono gli unici papabili.

Obama lanci la monetina per decidere

Le differenze fra i due sono lievi: “Obama dovrebbe tirare la monetina” suggerisce il Financial Times in un editoriale, nel quale descrive i banchieri centrali i “nuovi maestri dell’universo”, soprattutto in un momento, come quello attuale, in cui ai “politici non si può credere”. “Nei momenti di grande emergenza, i banchieri centrali possono fare la differenza. Gli Stati Uniti sono stati fortunati ad avere Bernanke” e credito va dato anche al presidente della Banca Centrale Europa (Bce), Mario Draghi, per aver salvato l’euro. Ma – avverte il Financial Times – “il problema è quando vengono considerati avere qualità sovrannaturali”, i “giorni dei banchieri centrali sono finiti”.

I punti di forza di Summers e Yellen

Eppure sulla prossima scelta di Obama è puntata l’attenzione, soprattutto di Wall Street, debole nelle ultime sedute sulla scia delle indicazioni di una possibile stretta della Fed. Summers, ex segretario al Tesoro durante l’amministrazione Clinton, e Yellen, l’attuale vice presidente della Fed, hanno trascorsi diversi: Summers ha già lavorato con Obama, quando era il top advisor economico della Casa Bianca ruolo che ha lasciato per, secondo indiscrezioni, spianarsi la strada a una possibile nomina alla Fed. L’ex segretario al Tesoro ha forti legami con Wall Street, avendo lavorato a Citigroup e in un hedge fund, e la conosce profondamente. Ha stretto contatti con la Silicon Valley, anche con il chief operating officer di Facebook Sheryl Sandberg. E con le abitudini ‘economiche’ di Wall Street e della Silicon Valley ha in comune la sua ricchezza personale: Summers valeva nel 2009 fra i 7 e i 31 milioni di dollari. La mancanza di un’approfondita conoscenza di Wall Street è quello che invece viene ‘rimproverato’ a Yellen, favorita però dalla piazza finanziaria.

La difesa di Yellen da parte di Krugman

Ma in difesa di Yellen, sotto attacco per ragioni sessiste, si schiera anche il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman. “Una donna è capace di dirigere bene la Federal Reserve? Non ce lo si dovrebbe nemmeno chiedere. Oltretutto, Janet Yellen, vice presidente del Consiglio dei governatori della Fed, non è solo all’altezza del compito: in base a qualsiasi realistico criterio di giudizio, è la persona più qualificata in America per subentrare a Ben Bernanke quando scadrà il suo mandato di presidente”, ha scritto in un intervento su Repubblica.

Il Female Dollar

“Ciò nonostante – prosegue l’economista ed editorialista del New York Times – contro Janet Yellen non c’è in corso soltanto una campagna sessista, ma ben due. La prima è una campagna strisciante fatta di insinuazioni, nella quale l’elemento sessista è implicito. Nei giorni scorsi il New York Sun ha pubblicato un editoriale intitolato “The Female Dollar” nel quale attacca Janet Yellen. L’editoriale dà come acquisito il fatto che la Fed sta seguendo da anni disastrose politiche monetarie inflazionistiche, anche se l’inflazione reale è al momento ai suoi minimi storici da mezzo secolo a questa parte. Indubbiamente, il Sun è una pubblicazione di rilevanza secondaria, con forti tendenze gold-bug (sintesi di politica economica e strategie aziendali sul gold standard, ndt), e nessuno gli avrebbe dato granché peso se il resto della destra avesse ignorato l’editoriale o ne avesse preso le distanze. In realtà, invece, il Wall Street Journal ne ha immediatamente ripreso l’idea con un proprio editoriale sulla stessa falsariga, nel quale cita, approvandolo, il pezzo del Sun, con tanto di female dollar e tutto il resto”.

“L’altra campagna della quale è fatta oggetto Janet Yellen è più subdola, implica ripetute insinuazioni – quasi sempre in via ufficiosa – secondo le quali sarebbe priva della gravitas necessaria a dirigere la Fed. Janet Yellen è l’unica possibile candidata a occupare la carica di nuovo capo della Fed? Naturalmente no. Ma la candidatura di chiunque altro dovrebbe essere avanzata solo sulla base del merito. E finora non è accaduto”, conclude Krugman su Repubblica.

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