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Alfano e Fitto bisticciano pure sui soldi del Pdl

Un Pdl sciolto direbbe addio, di fatto e tafazzianamente, alle casse dei rimborsi elettorali? Sul tavolo delle trattative/duelli tra alfaniani e lealisti fittiani non ci sono soltanto la linea politica, la fedeltà al Cavaliere e il rapporto con il governo. Bensì anche altre questioni più materiali, come quelle legate ai circa 25 milioni all’anno che il partito di Piazza San Lorenzo in Lucina vede come l’oasi nel deserto. E soprattutto all’indomani della raccomandazione fatta dal Cavaliere, nelle stesse ore in cui i primi scatoloni venivano trasportati dalla vecchia sede di via dell’Umiltà: fine della “cassa continua” assicurata fino ad oggi da Silvio Berlusconi, spending review tra il personale, nuovi coordinatori regionali come veri e propri catalizzatori di risorse.

Scissione
In caso di scioglimento del Pdl le ulteriori rate dei rimborsi elettorali non potrebbero essere riscosse dal partito, aveva detto due mesi fa il tesoriere Maurizio Bianconi, quando iniziavano a circolare le prime voci di una Forza Italia bis. Come dire che se il primo passo fosse compiuto dai falchi-forzisti, lasciando il simbolo agli alfaniani, ecco che sarebbero questi ultimi a godere del contributo pubblico alla voce rimborsi. Se invece fosse direttamente il Cavaliere a voler chiudere definitivamente l’esperienza del Pdl, non solo si rinuncerebbe automaticamente a quei 25 milioni ma non arriverebbero neanche gli altri denari complessivi, che ammontano a circa 120 milioni. E il nuovo partito, quindi, non avrebbe neanche un euro, come ha notato il Fatto Quotidiano.

Entrate e uscite
L’ultimo bilancio del Pdl presenta un passivo pesante. Cui ha fatto fronte (per l’ultima volta?) la tasca del leader, con il Cavaliere pronto a garantire fidejussioni per 14,8 milioni oltre ad un “prestito infruttifero” da 2,8 milioni. Inoltre la rediviva Forza Italia (fiscalmente ancora in piedi) accusa numeri allarmanti: il 2012, stando ai dati forniti dal commissario Sandro Bondi, si è chiuso con un rosso di 25,5 milioni e un disavanzo patrimoniale di 65,9 milioni. Un altro delicatissimo round giocato nella partita appena iniziata tra Angelino Alfano e Raffaele Fitto, impegnati in un vero e proprio derby tra 40enni di scuola democristiana che si scoprono molto più pragmatici del previsto.

Emendamento ad hoc
Recentemente c’è stato il tentativo di indirizzare denari del finanziamento statale anche ai partiti nascenti. Un emendamento ad hoc al disegno di legge sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, prevedeva che i cittadini attraverso il due per mille potessero finanziare i partiti che si sono presentati alle elezioni. Ovvero il Pdl, e quindi non Forza Italia. Ma proprio l’emendamento Bianconi-Saverio Romano-Centemero-Ravetto prevede che “ai fondi per il finanziamento pubblico volontario possono accedere anche i partiti politici a cui dichiari di far riferimento almeno la metà più uno dei candidati eletti sotto il medesimo simbolo alle più recenti elezioni per il rinnovo del Senato o della Camera”. Un modo per bypassare i nodi legati alla pecunia, in maniera tale che se la metà degli eletti andassero dal Pdl a Forza Italia, sarebbero autorizzati a portarsi dietro anche il tanto agognato finanziamento.

 

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