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I perché dell’addio di Monti spiegati da Mister Empy

Un passo indietro per favorire l’unità. O, nei fatti, per lasciare ad altri il cerino in mano? Le parole vergate per motivare le dimissioni da Presidente di Scelta Civica da parte di Mario Monti vanno interpretate soprattutto alla luce di due passaggi salienti. Solo oggi la lettera scritta dal senatore a vita lo scorso 17 ottobre è stata resa pubblica.

La missiva si caratterizza da subito per un monito (“Evolvete, rafforzatevi, unitevi. Ma non lasciatevi superare”) e per un invito (“Chi vuole ‘superare’ Scelta Civica, svendendola dopo essersene servito, merita una vostra reazione”) a cui il ministro della difesa Mario Mauro replica a stretto giro.

La lettera
Il sovrappiù di responsabilità che, ne sono certo, tutti sentiranno in sé con l’uscita di scena del presidente-fondatore, indurrà – osserva il senatore a vita – “ad isolare quei pochi che, ottenuto il loro seggio in Parlamento o al Governo con il nostro simbolo (che allora, anche per loro insistenza, recava il mio nome), oggi vogliono superare Scelta Civica, in nome di nuovi progetti che appaiono non coerenti con i nostri valori costitutivi e che, comunque, non sono mai stati portati in discussione negli organi decisionali”. In sostanza Monti mette da parte il pretesto dell’appoggio al Governo Letta anche nel merito della Legge di Stabilità, e punta dritto sul cosiddetto “contratto di coalizione” chiesto proprio da Sc. Obiettivo non dichiarato, ma evidente, il gruppo che dialoga più intensamente con Udc e Pdl e che immagina di costruire il laboratorio del nuovo centrodestra, popolare e moderato.

Colpa degli altri
Monti inizialmente sposta l’attenzione sui partiti che esprimono premier e vice premier. E dice che è paradossale accusare Scelta Civica di non dare adeguato sostegno al governo, “quando in questi mesi le turbolenze, le minacce e i diktat al Governo sono venuti piuttosto dal PD, impegnato in vivaci dibattiti precongressuali, e soprattutto dal PdL, che ha cercato di usare il Governo, a volte riuscendoci, per adempiere a carico dello Stato alle sue promesse elettorali”.

Posta in gioco
L’ex commissario europeo ed ex premier mette l’accento sul fatto che le critiche costruttive e le proposte alternative sono “il modo migliore per rafforzare la tenuta di un governo che deve coraggiosamente imboccare nuove strade per modificare profondamente le asfittiche e polverose strutture produttive del paese, pena una sua rapida e forse irreversibile decadenza”. Quando chiama in causa una posta in gioco che è “troppo elevata” si riferisce forse, oltre che ai conti italiani, anche alla strategia politica di Sc? Inoltre giustifica la decisione adducendo la motivazione che “a volte qualche strattone può essere utile e necessario, senza dover essere accusato di oscure trame volte a mettere a repentaglio la vita del governo presieduto da Letta”.

Invito
Una premessa da cui poi lascia partire l’invito vero e proprio, che riassume se vogliamo il sunto della missiva: “Evolvete, rafforzatevi, unitevi. Ma non lasciatevi superare. Chi vuole superare Scelta Civica, svendendola dopo essersene servito, merita una vostra reazione. Civile, certo, ma forte”. Un riferimento, quindi, a chi guarda già al dopo Sc come quelle pulsioni di chi, ad esempio, immaginerebbe una seconda fase del partito magari con un esperimento elettorale (già in fieri?) con liste comuni Sc, Udc e Pdl alle europee di maggio.

Mauro replica
Il ministro della Difesa Mario Mauro scrive all’ormai promosso numero uno di SC, Alberto Bombassei toccando il nerbo della questione: “Ho sempre insistito per una nostra collocazione all’interno della famiglia popolare europea, e non mi sembra opportuno in questo senso che noi si vada in quella direzione, cacciando dai nostri gruppi parlamentari un partito che ne fa parte in modo in equivoco”. Chiaro il riferimento all’Udc.

Le reazioni
“Aldo Moro, con la lungimiranza ed intelligenza che lo caratterizzava – commenta l’eurodeputato del Ppe Potito Salatto, (cofondatore con altri parlamentari europei e italiani dell’associazione “Popolari italiani per l’Europa” e vicepresidente della delegazione “Popolari per l’Europa” nel Ppe) – soleva dire che in politica a volte bisogna scomporre per ricomporre”. Per questo si augura che le dimissioni di Monti “agevolino la costituzione di un unico contenitore del Centro Destra in Italia che si riconosca nella tradizione culturale e politica del popolarismo europeo: chi non seguirà il Professore nel suo incerto cammino, faccia passi in avanti nel senso sopra indicato”. Tra gli esponenti di Sc non c’è molta voglia di commentare. Trapela che anche Maria Paola Merloni avrebbe rassegnato le dimissioni da vicepresidente in quanto una degli 11 sottoscrittori della dichiarazione congiunta di sostegno al governo sulla legge di stabilità e della richiesta di verifica politico programmatica del gruppo al Senato. Spiccano su twitter i 140 caratteri postati lo scorso 19 ottobre dal leader dell’Udc Pierfedinando Casini: “Ho conosciuto due Monti sono affezionato al primo, del secondo non parlo”.

twitter@FDepalo

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