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Google Tax, i renziani fustigano Grillo l’Amerikano

È lotta senza quartiere tra Beppe Grillo e il Partito Democratico sulla Google Tax, il discusso emendamento al ddl Stabilità che potrebbe costringere i paperoni del web come Google e Facebook a sborsare all’Italia imposte molto più alte di adesso.

COSA DICE L’EMENDAMENTO
La norma, proposta da due parlamentari del Pd, Ernesto Carbone e Francesco Boccia, riguarda tutto il commercio online e prevede di applicare le tasse italiane, come ad esempio l’Iva, alle multinazionali che operano in Italia. L’emendamento consentirebbe di fare immediatamente cassa, per un gettito stimato in circa 1 miliardo di euro.

LA CONTRARIETÀ DI GRILLO
Ma il percorso legislativo immaginato dai democratici non ha convinto il comico genovese, che sul suo blog ha pubblicato un commento di Tim Worstall comparso su Forbes, che si chiede se la Google Tax non sia illegale. Un atteggiamento, quello di Grillo, che non soddisfa la sua base, contraria allo strapotere delle multinazionali e molto sensibile a temi come equità e giustizia fiscale.

LA LINEA DEI 5 STELLE
Stavolta, però, come in altri casi, non sono solo i frequentatori del blog a non sposare la linea del comico. L’emendamento di Carbone al ddl Delega fiscale, “grimaldello” del seguente emendamento al ddl Stabilità proposto da Boccia, è stato firmato dai deputati grillini presenti in commissione e votato poi  da loro in Parlamento. Una contraddizione forte, che quando il nuovo emendamento approderà in Aula potrebbe generare un “caso”, e che per Carbone – sentito da Formiche.net – rappresenta “l’ennesima prova che i grillini sono mille volte meglio di Grillo. Sono tutte persone serie e preparate, con cui ho piacere a confrontarmi“, aggiunge il deputato.

I FENDENTI DI BOCCIA
Alle dichiarazioni di Carbone hanno fatto il paio quelle di Boccia, presidente della Commissione Bilancio alla Camera, che in una nota critica il post comparso sul blog del comico. “Dopo la finanza creativa – si legge nel comunicato – arriva anche il diritto internazionale creativo. Speravo di trovare qualche proposta o qualche critica fondata. E, invece, come sempre, la speranza è rimasta vana. Una web tax “sarebbe contro il Trattato di Roma” in relazione alla libera circolazione di merci, persone, capitali e servizi. Resto sbalordito dall’errore grossolano nel citare il Trattato visto che questo non prevede la libertà di non pagare le tasse… Ma per Grillo, si sa, le tasse sono un tabù. Dimentica, o fa finta di non sapere, che imprese e lavoratori pagano i tributi nel luogo dove viene prodotto “valore o reddito”. Esattamente come dovrebbero fare le multinazionali della rete“. Poi l’affondo: “Sinceramente da un professionista dei condoni, come il leader del M5S, mi sarei aspettato un’interpretazione meno creativa e disinvolta dei trattati internazionali. Invece mi sembra il classico sostegno all’elusione. Ovviamente a danno di tutte le imprese oneste italiane alle quali bisogna spiegare perché le multinazionali della rete possono godere di un trattamento fiscale privilegiato“.

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