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Vi raccontiamo perché Al Sisi influenzerà il corso del nuovo Egitto

Dora Abdel Razik, 34 anni, è una giornalista franco-egiziana che da sette anni vive al Cairo e segue sia la politica interna sia il cinema, la sua passione. Nabil el Shoubashy, laureato alla Sorbona, da anni presenta talk show e programmi culturali, figlio di Farida el Shoubashy, scrittrice e commentatrice televisiva di orientamento nasseriano molto amata nel Paese, respira sin dall’infanzia l’impegno e l’interesse per la politica e la società egiziana. Entrambi sono volti di Nile TV, la televisione pubblica egiziana che trasmette in inglese, francese ed ebraico.

Ecco la loro fotografia dello stato attuale dell’Egitto, alle prese con una complessa transizione politica, in una conversazione con Formiche.net.

Cosa pensate del testo della nuova costituzione che verrà sottoposto a referendum a gennaio?

Dora Abdel Razik
Sicuramente è migliore di quella che avevamo, di fatto hanno emendato la costituzione di Nasser. Ho fiducia nei saggi che l’hanno scritta, ora vedremo il giudizio popolare. Uno dei punti che ho apprezzato maggiormente è il limite dei due mandati presidenziali.

Nabil el Shoubashy
Non si tratta di un lavoro perfetto, ma la costituzione non è come il Corano, può essere sempre emendata. E’ probabile che questo testo non durerà più di dieci anni. Il problema della vecchia costituzione era che non rappresentava la maggioranza degli egiziani, da questo punto di vista questa è migliore.

Che succederà con le presidenziali?

Nabil el Shoubashy
Sicuramente saranno dominate dal generale Abd al-Fattah Khalil al-Sisi, sia che si presenti, sia che non lo faccia. Il problema è che nessuno da Nasser in poi ha mai avuto tanta popolarità nel Paese. Questo è un vantaggio, ma anche uno svantaggio. Se non si candida, il nuovo presidente lo avrà sempre dietro.

Dora Abdel Razik
Non c’è altra figura politica di peso oltre a lui, è l’unico che ha davvero un vero sostegno popolare. Dopo la rivoluzione c’erano altre personalità, ma ora non ci sono più. La maggioranza degli egiziani vuole lui.

Ha un programma?

Dora Abdel Razik
Nessuno per ora lo ha presentato, nemmeno lui.

Nabil el Shoubashy
L’immagine di Sisi per ora è quella del salvatore. Il 30 giugno non era popolare, ma il fatto di aver compreso che la direzione che il Paese prendeva non piaceva alla maggior parte della gente e di aver di conseguenza sfidato Fratelli Musulmani, che hanno ancora una certa capacità di mobilitarsi, sia nel Paese che all’estero, è piaciuto al popolo. Gli egiziani hanno apprezzato che Sisi sia andato fino alla fine mostrando di aver una visione della nazione.

Che idea ha dell’Egitto?

Nabil el Shoubashy
Viene dal mondo militare, non è facile capire le sue vere intenzioni, all’inizio si diceva addirittura che fosse vicino ai Fratelli Musulmani, quello che è accaduto dopo dimostra quanto il personaggio sia molto complesso e misterioso. Sarà importante capire se non si approfitterà della sua enorme popolarità.

Sisi saprà conciliare le esigenze della borghesia con quelle del popolo?

Dora Abdel Razik
Penso che il generale abbia questa capacità. E’ un buon oratore, si mostra poco, ma con intelligenza, se lo fa c’è sempre un motivo. Con il tempo vedremo se diventerà un nuovo faraone o se gli egiziani, che oggi lo hanno messo su un piedistallo, non lo tireranno giù al primo errore.

Nabil el Shoubashy
Sisi e l’esercito cominciano purtroppo a copiare il metodo dei Fratelli Musulmani dando aiuti in cambio di sostegno, finanziamenti che non vanno ai veri poveri. L’esercito egiziano è popolare, tutti fanno il servizio militare, non è come l’esercito cileno di Pinochet. Il popolo lo ama perché di fatto tutta la popolazione maschile ha fatto parte delle forze armate. Speriamo che ora non comincino a praticare una forma di welfare distorsiva della democrazia.

Come giudicate la chiusura del programma del popolare comico Bassem Yussef?

Dora Abdel Razik
È la direzione del canale che ha fatto una sciocchezza, non è l’esercito che lo ha chiesto, è stata una decisione interna.

Nabil el Shoubashy
Sisi non è il padrone del Paese, è il ministro della Difesa, a prendere le decisioni è il primo ministro. Il generale è però l’idolo del Paese e la gente è in collera perché Bassem lo ha preso in giro facendogli un processo alle intenzioni.

L’altro problema è che ha paragonato l’Egitto a una donna dai facili costumi che cambia molti uomini. Personalmente mi ha fatto ridere, ma la maggioranza della gente non lo ha compreso perché non ha la sensibilità per farlo. Io ho visto la trasmissione non ho visto davvero un messaggio anti Sisi. Bassem ha detto solamente che il paese ha mantenuto la libertà di parola sotto gli islamisti e lo dovrà fare anche sotto i militari.

Esiste una frattura tra le idee della maggioranza e quelle della borghesia? In Egitto vi è un gran fermento culturale. Gruppi musicali come i libanesi Mashrou Leila, che parlano di omosessualità, matrimoni irreligiosi e libertà, spopolano tra la borghesia, mentre i poveri sembrano ancora molto legati a idee tradizionaliste della società.

Dora Abdel Razik
Oggi ci sono degli argomenti che bisogna toccare con attenzione, ma nella realtà, tolta l’omosessualità, che in parte rimane un tabù, per il resto si parla di argomenti inimmaginabili fino a poco tempo fa, comincia ad esserci una certa libertà.

Nabil el Shoubashy
Spesso nella stessa famiglia convivono idee molto diverse. Alcuni sono con i Fratelli Musulmani e altri con i militari. Dopo 40 anni in cui non si poteva parlare di politica abbiamo purtroppo perso la capacità di dibattere. Un ateo per esempio è veramente poco tollerato, ultimamente in una trasmissione ne hanno intervistato uno, ma è stato aggredito dagli altri partecipanti e la giornalista ha avuto alcune difficoltà a gestire la situazione. Però il solo fatto che sia stato invitato a parlare in televisione una persona che non crede in dio è una novità epocale.

I gay sono più accettati di quello che si dice, se ne parla nella letteratura e nei film egiziani e non ci sono leggi contro l’omosessualità nel Paese, ma non se ne può discutere nelle famiglie.

Dora Abdel Razik
L’Egitto è tollerante fino a quando non ne parli. Al massimo c’è un po di schizofrenia tra quello che si racconta alle famiglie e quello chi fa realmente.

Nabil el Shoubashy
A Parigi avrei votato Delanoe perché mi piace il suo programma politico. Il fatto che sia gay per me non è un problema. Non bisogna basarsi sull’orientamento sessuale di qualcuno ma giudicare il suo lavoro. Allo stesso tempo non bisogna estremizzare né in un senso, né in un altro: non odio qualcuno perché gay, non lo adoro solo perché è gay.

Un mio amico omosessuale francese che viveva qui mi ha sempre detto che il Cairo è il paradiso dei gay, anche se tutto avviene nell’ombra. Gli omosessuali sono ricchi e poveri, non c’è differenza tra classi, anche le donne che divorziano liberamente e per loro scelta lo fanno in tutte le classi sociali e i poveri lo fanno molto di più di quello che si pensi. Vivono tutti insieme, il sesso è molto più visibile in famiglia di quello che si crede.

Spesso in Medio Oriente si parla delle libertà delle comunità e delle religioni, ma non di quelle degli individui. Nella bozza della nuova costituzione le esigenze di libertà dei singoli sono rispettate?

Dora Abdel Razik
Fare ripartire la macchina dopo i fatti degli ultimi mesi non era facile, qualche compromesso andava pur fatto. Per esempio gli omosessuali in Francia ci hanno messo tempo ad avere i loro diritti e anche qui ci vorrà del tempo. Nonostante nel nuovo testo costituzionale si sia tenuto conto dell’opinione dei Salafiti, le libertà delle persone hanno sicuramente fatto dei passi avanti, anche se ancora non basta. Si tratta di un punto di partenza, ma il cammino è ancora lungo. C’è oggi molta cultura nel sud del Mediterraneo, forse più che nella riva nord.

Nabil el Shoubashy
Si, anche se è ancora underground. Oggi è pieno di gruppi musicali egiziani, prima nessuno se ne accorgeva.

Nonostante tutto questo fermento culturale, alcuni osservatori hanno espresso qualche timore per la libertà d’espressione nel Paese dopo che la nuova costituzione rimanda a future leggi di normare le manifestazioni.

Nabil el Shoubashy
Nel lungo termine non credo ci saranno. Penso che sia importante lasciare la gente manifestare liberamente, non bisogna aver paura di loro, spesso sono anche pochi. I governi forti non devono aver paura di chi manifesta o delle trasmissioni televisive, facendolo metterebbero solo a rischio la loro popolarità. L’unico punto fermo deve essere la non violenza delle proteste.

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