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Vi svelo i deboli progetti dei poteri forti su Napolitano e Letta. Parla Galli

Le rivelazioni contenute nel libro del giornalista economico Alan Friedman “Ammazziamo il gattopardo” anticipate dal Corriere della Sera e dal Financial Times, che retrodatano all’estate del 2011 la ricerca da parte del presidente della Repubblica della possibilità di conferire l’incarico di governo a Mario Monti al posto del traballante Silvio Berlusconi, hanno scatenato una tempesta politica nei palazzi del potere. Ma la scelta compiuta dal prestigioso quotidiano di Via Solferino riflette o richiama rivolgimenti, strategie, mutamenti in corso nell’establishment che ne controlla la proprietà editoriale?

E’ plausibile l’ipotesi che una parte rilevante dei gruppi industriali e finanziari protagonisti di Rcs abbia guardato con interesse alla pubblicazione di scenari critici sulle decisioni assunte dal Quirinale negli ultimi anni? Con l’obiettivo di mostrare la genesi verticistica e non democratico-elettorale degli esecutivi guidati dal professore della Bocconi e da Enrico Letta a tutto vantaggio di un’ascesa di Matteo Renzi a Palazzo Chigi? Sul significato e sulle implicazioni politiche della scelta editoriale del quotidiano Rcs Formiche.net ha interpellato Giancarlo Galli, giornalista, editorialista di Avvenire, autore di saggi e inchieste di argomento economico-finanziario. Le sue testimonianze sul ceto dirigente hanno preso forma in libri quali “Nella giungla degli gnomi”, “Il padrone dei padroni. Enrico Cuccia e il capitalismo italiano”, “Poteri deboli. La nuova mappa del capitalismo nell’Italia in declino”, “Finanza bianca. La Chiesa, i soldi, il potere”, “Gli Agnelli. Declino di una dinastia”.

Galli, la scelta del Corriere può essere considerata un atto di “sfiducia” verso l’operato di Giorgio Napolitano nei confronti dei “suoi due governi”?

Non penso. Si è trattato dell’adempimento di un dovere giornalistico: Friedman ha trovato una notizia, l’ha verificata e ne ha ottenuto la pubblicazione. Senza dietrologie, ricordo che è l’editore Rizzoli ad aver richiesto la stesura del libro, molto probabilmente un anno fa. Pertanto non è un instant book e precede la stessa riconferma di Giorgio Napolitano al Colle. Rcs ha assunto una prestigiosa firma straniera per raccontare ai cittadini italiani una storia ben conosciuta all’estero. Mentre nel nostro Paese prevale l’omaggio all’ipocrisia nazionale. Soprattutto verso storie che fanno venire alla luce manovre di potere di stampo rinascimentale.

Uno scenario non molto edificante.

Quando il giornalista anglosassone ne ha parlato con autorevoli testimoni – Carlo De Benedetti, Romano Prodi, lo stesso Monti – nessuno è caduto dal pero e tutti hanno confermato che il Capo dello Stato è stato il regista dell’operazione. Si tratta di verificare se il Presidente abbia sconfinato dall’alveo delle proprie prerogative. Ma i suoi poteri nella nostra Costituzione sono così elastici che permettono quasi tutto, pur non essendo l’ordinamento italiano una repubblica presidenziale.

Il Cavaliere ne esce come “vittima sacrificale”?

Negli ultimi vent’anni Berlusconi non è stato amato dai Capi di Stato del nostro Paese. Per lungo tempo ha tratto la propria legittimazione da pilastri internazionali come George W. Bush e Vladimir Putin. Tramontato il primo, è venuto meno l’appoggio nordamericano. E sono iniziate le grandi manovre, a partire dalla rottura voluta da Gianfranco Fini, che godeva della protezione istituzionale del Quirinale, per sfociare nella nomina di Monti a senatore a vita. E’ in tale cornice che ha preso corpo la decisiva ostilità dell’asse Angela MerkelNicolas Sarkozy. A riprova di un disegno ampio contro una figura ritenuta anomala ed estranea nello scenario politico europeo, e che aveva saputo trascinare l’opinione pubblica italiana restando poi imbrigliato nella palude del potere.

Nella scelta editoriale del Corriere vede l’impronta della linea Della Valle-Mediobanca, favorevoli in Rcs all’ascesa al governo di Renzi?

Assolutamente no. E poi nella Rizzoli una grande ruolo lo riveste il numero uno di Intesa San Paolo Giovanni Bazoli, amico storico di Prodi e di Napolitano. Peraltro Enrico Letta è a mio giudizio una figura minore nello scenario politico, che dipende dal Capo dello Stato per la sopravvivenza dell’esecutivo. Viaggia molto nel Vecchio Continente e nel mondo arabo tentando di accreditarsi come interlocutore dei poteri economici. Ma in fondo rappresenta una polizza di assicurazione del Presidente contro nuove elezioni.

E’ questa la ragione della ritrosia del Quirinale verso il ritorno alle urne?

Senza dubbio. Beppe Grillo e il M5S potrebbero registrare un exploit incredibile e il Cavaliere potrebbe risorgere politicamente. E’ il timore del loro esito ingovernabile a spingere Napolitano ad accentuare una propensione al mantenimento di equilibri e a scelte non traumatiche, come rivelato nella formazione dei governi Letta e Monti. Al riguardo sarà determinante il voto europeo. Se come nel referendum svizzero sull’immigrazione si affermeranno le forze ostili alla moneta unica e i partito euro-scettici, verrebbe messa in crisi la fragile architettura dell’Ue. Per questo motivo la volontà del Colle è attendere almeno fino alle elezioni per l’Assemblea di Strasburgo.

Altro protagonista in Rcs è una Fiat proiettata verso gli Usa e sempre più libera dai vincoli con il mondo politico “romano”.

La Fiat ha deciso da tempo la smobilitazione dall’Italia, considerato un mercato marginale per i propri interessi. Pensare che il Lingotto abbia avuto parte nella scelta editoriale è assurdo. Anche alla luce delle voci riguardanti le ipotesi di allentamento nella proprietà della Stampa e del Corriere a favore di un grande tycoon internazionale. A parte De Benedetti, gli imprenditori del settore cercano altri orizzonti in un Paese che diventerà presto a eminente vocazione turistica.

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