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F-35, l’Australia aumenta gli ordini del caccia di Lockheed Martin

Se l’Italia medita di ridurre ulteriormente il proprio impegno nel programma Joint Strike Fighter per coprire le misure economiche dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi, altrove il caccia di Lockheed Martin continua a raccogliere adesioni.

L’ultima notizia in ordine di tempo riguarda il governo di Camberra, che ha deciso di acquistare altri 58 F-35 Lightning II, per un costo di 12,4 miliardi di dollari australiani, portando a 72 il numero totale dei velivoli in dotazione della Royal Australian Air Force.

LE PAROLE DI ABBOTT
L’F-35 di quinta generazione – ha detto il primo ministro australiano Tony Abbott – “è il caccia più avanzato in produzione nel mondo e darà con contributo vitale alla nostra sicurezza nazionale”, assicurando che l’Australia mantenga un vantaggio nel combattimento aereo e migliorando le capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione. Ciò va incontro al crescente bisogno di sicurezza dei Paesi dell’area pacifica, soprattutto in relazione al crescente protagonismo militare della Cina, che proprio in queste ore ha portato il presidente americano Barack Obama a effettuare un tour diplomatico nella regione.

LE TAPPE AUSTRALIANE
Il primo Jsf arriverà in Australia nel 2018 ed entrerà in servizio due anni dopo. Con l’acquisto di 58 ulteriori velivoli, che si aggiungono ai 14 approvati nel 2009, la Raaf potrà contare in totale su 72 caccia. E il governo australiano non esclude la possibilità di acquisire in futuro ulteriori esemplari per rimpiazzare i Super Hornets. Il prezzo totale di 12,4 miliardi di dollari australiani (circa 8,4 miliardi di euro) comprende anche i costi per attrezzature, munizioni e formazione e per lavori che interesseranno due basi dell’aeronautica.

I BENEFICI PER L’INDUSTRIA LOCALE
Per il primo ministro australiano, l’acquisizione dei Jsf porterà benefici importanti all’Australia, anche dal punto di vista dell’industria della difesa con un aumento dei posti di lavoro e della produzione per le aziende locali.

IL RIPENSAMENTO DELL’ITALIA
Agli antipodi il clima nella Penisola che già nel prossimo Libro Bianco della Difesa del ministro Roberta Pinotti potrebbe decidere di tagliare del 50% – da 90 a 45 – il numero dei caccia opzionati dall’Italia, mettendo così a repentaglio anche i riverberi che il programma potrebbe avere nel Paese –sintetizzati in un report di PricewaterhouseCoopers.
Anche l’Italia partecipa infatti al programma Jsf con lo stabilimento di Cameri, e il contributo di molte aziende, tra le quali Finmeccanica; ma alcune fonti (come l’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Leonardo Tricarico) indicano che le ricadute positive potrebbero non essere più così elevate a fronte di un’ulteriore diminuzione dei velivoli acquistati, vista di cattivo occhio anche dalla Casa Bianca, che chiede agli alleati Nato di non ridimensionare ulteriormente i propri apparati di difesa (gli Usa devolvono il 4,35% del Pil in Difesa, mentre la media negli Stati europei si attesta intorno all’1,7%. Ancora peggiori i numeri italiani, con un taglio alla spesa militare del 26% rispetto al 2004, secondo un recentissimo rapporto Sipri).

IL DEBUTTO INTERNAZIONALE
Il programma, intanto, prosegue senza eccessivi intoppi. È degli scorsi giorni la notizia che il velivolo farà il suo debutto internazionale nel Regno Unito (unico partner di primo livello) questa estate.
Ad annunciarlo è stato il Segretario alla Difesa Philip Hammond, che ha spiegato come l’aereo verrà mostrato al grande pubblico a luglio al Royal International Air Tattoo (11-13) di Fairford, per poi volare al Farnborough International Air Show (14-20).
La decisione di far volare i caccia al di fuori degli Stati Uniti per la prima volta, a seguito di discussioni tra Hammond e il suo omologo americano, Chuck Hagel, è utile a sedare le voci dei mancati progressi del programma Lightning II, che invece paiono procedere spediti. A testimoniarlo è stato anche un recente rapporto del Gao, la sezione investigativa di Capitol Hill dedita all’auditing e alla valutazione che ha anche certificato una diminuzione dei costi per la realizzazione del caccia.

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