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Vi spiego perché per il centrodestra non tutto è perduto, anzi. Parla Elisabetta Gualmini

La tornata elettorale europea ha confermato che procedere in ordine sparso espone il centro-destra al rischio liquefazione e marginalità politica. Per tale ragione è più che mai urgente affrontare il tema della rifondazione di una grande alleanza conservatrice, popolare, liberale in grado di aggregare in forme rinnovate Forza Italia, NCD-UDC, Lega Nord, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale.

Formiche.net ha prospettato la strada originale e imprevedibile di una “Leopolda dei moderati” sulla falsariga tracciata da Matteo Renzi nel Partito democratico. E ha coinvolto nella riflessione Elisabetta Gualmini, professoressa di Scienza politica all’Università di Bologna e presidente dell’Istituto “Carlo Cattaneo”.

Il centro-destra reduce dal tracollo elettorale ha bisogno di una “rottamazione in stile Renzi?

Il centro-destra in realtà non esce malissimo dal voto per il Parlamento europeo. Non parlerei di fallimento. L’analisi dei flussi di consenso che ho realizzato per La Stampa rivela che le formazioni conservatrici e moderate hanno perso un gran numero di suffragi perché la gente è rimasta a casa. Analogamente a quanto accaduto per il Movimento Cinque Stelle.

Molti elettori moderati hanno optato all’ultimo momento per il Partito democratico.

Non in modo massiccio. Matteo Renzi non ha “sfondato” nel centro-destra, ma ha “prosciugato” il bacino di adesioni di Scelta civica e sottratto consensi ai penta-stellati. Riuscendo a portare alle urne ogni aderente e simpatizzante del PD, rimasto immune dall’ondata di astensionismo. È, in fondo, una buona notizia per le forze del centro-destra.

Perché?

Vi è un elettorato che non voterà mai per i progressisti, ed è in attesa di un leader e di un’offerta politica credibile. Peraltro, sommando i voti di tutti i partiti conservatori e moderati compreso il Carroccio, si prefigura una consistenza ben al di sopra della forza del movimento di Beppe Grillo. Ritengo esista il potenziale per essere competitivi, soprattutto con la legge elettorale approdata a Palazzo Madama.

Come dovrebbe essere costruita la leadership del futuro centro-destra?

Sarà inevitabile il ricorso a elezioni primarie per l’intera coalizione. Il problema più importante è l’individuazione di un leader capace e autorevole per il post-Silvio Berlusconi. Figura che per ora non vedo. Nessuna personalità del centro-destra possiede la forza comunicativa e carismatica che permise all’ex Cavaliere di aggregare tutti i moderati. Pertanto è necessario promuovere una gara aperta dal basso. Con una considerazione preliminare.

Quale?

Si tratta di processi politici lunghi. La riorganizzazione dell’area conservatrice-moderata non può avvenire nell’arco di sei mesi, raccogliendo e facendo fruttare l’eredità politica di Berlusconi. Ricordo che il centro-sinistra, prima di trovare un leader forte, ha vissuto anni di continui travagli.

Silvio Berlusconi rappresenta l’ostacolo al rinnovamento?

L’ex Cavaliere non sempre ha frenato il ricambio. Favorendolo nell’autunno-inverno 2012, quando aveva puntato sul “delfino” Angelino Alfano ottenendo risultati negativi. È fuor di dubbio tuttavia che la logica delle primarie e della legittimazione democratica della leadership fa più fatica a imporsi in una formazione politica costruita sul carisma del capo e su un assetto verticistico. Nella stagione di ostilità verso il mondo politico culminata nel voto del febbraio 2013 i leader non possono essere calati dall’alto. Lo conferma l’epilogo di Scelta civica, una lista borghese priva di radicamento nell’opinione pubblica.

Chi può sfidare gli attuali vertici dei partiti del centro-destra e competere per assumerne la guida?

È comprensibile che Raffaele Fitto, con il suo bacino di consensi territoriali, si candidi per eventuali primarie. Al pari di tutti gli altri “signori delle preferenze”. Alessandro Cattaneo ha i titoli di buon amministratore locale. Marina Berlusconi, come la sorella Barbara, è una figura di rilievo che però deve rinunciare a una logica dinastica. Perché con una guida sganciata dalle persone comuni non si va lontano.

È pensabile ricostituire un’alleanza dei moderati alla luce delle incompatibilità programmatiche su Euro-zona e immigrazione?

Ritengo di sì. Le formazioni del centro-destra non hanno alternativa se non vogliono scomparire. E il meccanismo di voto in discussione al Senato premia la logica della coalizione. A ridosso della futura tornata elettorale – in tempi non ravvicinati – le divergenze verranno ad attenuarsi a favore della costruzione di un cartello dei moderati. Adesso è la Lega Nord a voler capitalizzare l’ottimo risultato conseguito ponendo condizioni a Forza Italia. Ma il negoziato verrà riformulato su nuovi contenuti.

Il centro-destra è condannato a vivere da spettatore un bipolarismo tra Grillo e Renzi?

Tutt’altro. La formazione animata dal comico ligure è uscita ridimensionata e sgonfiata dalle urne europee, a fronte di un’offerta politica nuova e di una capacità di auto-riforma mostrata dal Partito democratico. Che ha contribuito a rilanciare il continuum destra-sinistra nella mentalità degli italiani. L’indebolimento del centro-destra, provocato dall’astensionismo asimmetrico e dalla campagna di un Berlusconi zoppo dal punto di vista elettorale, potrà essere superato con il rafforzamento di una democrazia dell’alternanza di stampo occidentale. Fondata sulla dialettica tra due grandi forze o coalizioni omogenee.

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