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Che cosa ci fa Renzi in Kazakhstan

I rapporti tra Italia e Kazakhstan non sono mai stati tanto stretti e problematici come in questo momento, quando il premier Matteo Renzi volerà ad Astana per incontrare il padre-padrone del Paese, Nursultan Nazarbayev.

La visita è parte di un mini-tour asiatico che ha portato il presidente del Consiglio in Vietnam e Cina. E se nei primi due sono stati gli scambi nel settore manifatturiero a farla da padrone, in Kazakhstan la discussione prevede tanto dossier economici quanto politici.

LO SCAMBIO ECONOMICO

Da 21 anni i due Paesi hanno stabilito relazioni diplomatiche ufficiali e oggi l’Italia è il primo partner di Astana in Europa e terzo nel commercio economico mondiale. In Kazakhstan operano oltre 300 società miste kazako-italiane in diversi settori. Nel 2013 il commercio bilaterale ha raggiunto 16,2 miliardi di dollari.

GLI ACCORDI ENERGETICI

A brillare sono innanzitutto le relazioni in campo energetico. Renzi e il presidente Nazarbayev discuteranno con ogni probabilità dell’intesa tra Eni e la compagnia petrolifera nazionale kazaka KazMunaizKaz per la realizzazione e lo sfruttamento in partnership paritaria (al 50%) di nuove strutture petrolifere in giacimenti scoperti di recente.
L’accordo, secondo le stime, porterà gli impianti a pieno regime a produrre circa 468 mm di tonnellate di petrolio. Numeri di rilievo, che il Cane a sei zampe ha ottenuto sbaragliando la concorrenza grazie ad offerte vantaggiose.

IL CANTIERE SUL MAR CASPIO

Su tutte quella che prevede la collaborazione della Penisola nella costruzione e nello sviluppo di un cantiere navale sul Mar Caspio, destinato a rinnovare la flotta del Paese asiatico e a potenziare il suo trasporto marittimo.

IL RITIRO DELLE TRUPPE

Ma ci sono anche diversi nodi da affrontare, resi più difficili dal malumore accumulato per il caso del dissidente ora in arresto Mukhtar Ablyazov, scoppiato tra le mani del precedente governo Letta e degli allora titolari di Viminale e Farnesina, Angelino Alfano ed Emma Bonino. Tensioni che hanno rischiato e rischiano tutt’ora di mettere a repentaglio l’accordo firmato nel febbraio 2013 tra il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola e il suo omologo Adilbek Dzhaksybekov per il transito di materiale, mezzi e personale militari italiani sul territorio kazako durante il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Il rientro italiano avrebbe dovuto prevedere l’utilizzo della base aerea di Shymkent, un corridoio privilegiato concesso in esclusiva all’Italia proprio in virtù degli ottimi rapporti tra i due Paesi, ma messo in discussione dalla concorrenza del Regno Unito, fiondatosi sull’aeroporto dopo lo scricchiolio delle relazioni italo-kazake per l’affare Ablyazov-Shalabayeva.

LA CRISI UCRAINA

Fin qui i dossier italiani. Ma a Renzi spetterà il compito di fare da ponte tra Astana e Washington per alimentare il dialogo sulla crisi ucraina, che contrappone ormai da tempo Russia e Stati Uniti.
Nazarbayev si trova in questo momento ad essere tanto vicino a Paesi occidentali come Italia, Regno Unito e Germania, quanto a Vladimir Putin, con il quale condivide la partecipazione all’Unione doganale eurasiatica.

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