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Camere di commercio, tutte le novità in arrivo dagli emendamenti

Cosa si sta decidendo per le Camere di Commercio italiane dopo gli emendamenti al dl sulla Pubblica Amministrazione presentati in Commissione Affari Costituzionali della Camera. I

l taglio di diritti viene diluito in tre anni, con il plauso dei sindacati. Ecco come procede la sforbiciata ai diritti camerali che le aziende pagano per iscriversi ai registri (un plus di almeno 400 milioni, secondo i calcoli del ministro della PA Marianna Madia).

SPALMATURA
Il primo passo prevede la spalmatura in tre anni dei diritti camerali: -35% in 2015, -40% in 2016 e -50% in 2017. Una semi marcia indietro dopo che il testo originario stabiliva un dimezzamento secco, da applicare con effetto immediato già da quest’anno.

ACCORPAMENTO
Seconda fase della riforma per le Camere di commercio, un’azione di accorpamento per ridurre i costi, come previsto da un emendamento che riformula una serie di modifiche, approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera. In base a quanto deciso i diritti e le tariffe di segreteria saranno definiti su base di costi standard, fissati dal ministero dello Sviluppo economico (sentita la societa’ per gli studi di settore e Unioncamere). Per cui i criteri di efficienza saranno perseguiti anche attraverso l’accorpamento di enti e organismi.

SINDACATI
Pollice in su dai sindacati che dopo la manifestazione unitaria dei giorni scorsi, aprono al provvedimento dei cosiddetti “scaglioni”, contenuto all’interno del Dl 90 di riforma della pubblica amministrazione. Lo scaglione triennale secondo Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl “è un primo risultato della mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, non salva il sistema dai rischi insiti in una riforma poco ragionata e fatta di soli tagli, ma lascia il tempo per pensare a una riorganizzazione che chiediamo da anni e su cui siamo disponibili a confrontarci, mettendo in campo le nostre proposte”.

RIFORMA SIA
Le forze sociali chiedono che l’occasione del dl sulla Pubblica Amministrazione sia colta al balzo per riformare in toto l’universo camerale. La richiesta è che il Governo Renzi e Unioncamere garantiscano innanzitutto la tenuta occupazionale. Il riferimento è al rischio ancora non scongiurato per i 10.000 lavoratori dell’intero sistema camerale, incluse le aziende speciali. “Senza questa garanzia – asseriscono Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl – e senza una vera riorganizzazione, staremmo semplicemente posticipando lo smantellamento di un sistema di sostegno e di servizi utile alle aziende italiane e al Paese”.

TAGLI GRADUALI
La proposta degli scaglioni era stata avanzata originariamente dal Nuovo Centrodestra, che ne rivendica la paternità con il capogruppo in commissione Affari costituzionali Dorina Bianchi: “Una soluzione ragionevole sulla quale abbiamo chiesto una convergenza per salvaguardare il ruolo delle Camere di Commercio, che svolgono una funzione di sussidiarietà fondamentale per le imprese. Così invece di un taglio netto del 50 per cento, nei prossimi tre anni ci sara’ una riduzione progressiva”.

MADIA SBAGLIA
La stessa Bianchi tra l’altro aveva osservato come il ministro Madia sbagliasse a definire “tassa” il contributo annuale che le imprese versano alle Camere di Commercio. Secondo il vicepresidente dei deputati Ncd il problema,”che forse si cerca di non voler affrontare del tutto e’ che le Camere di Commercio non ricevono alcun finanziamento dallo Stato. Il contributo di 88 euro l’anno per 5 milioni di imprese serve a mantenere tutti i servizi e le attività che svolgono le Cciaa, dal mantenimento dei registri delle imprese ai corsi obbligatori ai confidi”. Per cui secondo l’esponente dell’Ncd azzerare tutto significa far gravare l’intero sistema camerale sul bilancio dello Stato. Mettendo l’accento sul dubbio che “tutto cio’ possa essere l’anticamera per la privatizzazione di tutti i servizi erogati dalle Ccia”.

ANNUNCI
Presentando il cuore del dl sulla PA il ministro Madia aveva osservato come in cima al provvedimento vi fosse «la cancellazione» dei diritti camerali, e contestualmente anche l’introduzione di costi standard per alcune attività che le Camere di commercio esercitano. In arrivo anche il mandato al governo per la riscrittura dell’organizzazione territoriale e delle competenze delle camere di commercio.

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