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Perché è il Quirinale il vero obiettivo del Corriere della Sera. Parla Claudio Petruccioli

È alta l’attenzione del primo giornale italiano verso l’elezione del nuovo capo dello Stato. È questa la conclusione di Claudio Petruccioli, giornalista, già parlamentare del Pci ed ex presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, dopo la sciabolata del direttore Ferruccio de Bortoli a Matteo Renzi sul Corriere della Sera di ieri.

Cosa l’ha stupita di più dell’editoriale “rottamatore” di de Bortoli verso il presidente del Consiglio?
Sicuramente il tono inusuale e quel riferimento tutto da capire sulla massoneria. Ma più di tutto, mi ha colpito il riferimento comune dell’editoriale di de Bortoli e della nota di Massimo Franco sull’elezione del prossimo capo dello Stato e sul fatto che i voti di Renzi e Berlusconi potrebbero bastare per eleggerlo. Una coincidenza che dimostra come l’argomento sia discusso e avvertito come priorità dal principale giornale italiano. Del resto, è noto che il presidente Napolitano non abbia intenzione di compiere il novantesimo anno di età al Quirinale e quindi è un problema che si porrà la prossima primavera.

C’è chi ha congetturato che sotto ci sia lo zampino di Mario Draghi…
Io non faccio congetture ma è chiaro che tutti si interrogano sul nome del successore di Napolitano e che questo dovrà essere condiviso. Si danno le risposte più disparate, da Mario Draghi a Romano Prodi a Walter Veltroni. La candidatura di Draghi presuppone che Renzi non ce la faccia.

La sfida futura sarà quindi tra Renzi e Draghi?
È chiaro che se si fa fuori l’unica persona che cerca, bene o male che sia, di dare alla politica la forza di intervenire, la soluzione tecnica poi non sarà un altro Monti ma la Troika, magari con Draghi al Quirinale. Ma l’arrivo della Troika non se lo augura nessuno. O meglio, nessuno dice di augurarselo.

Cioè? C’è qualcuno che sotto sotto potrebbe non disdegnare l’arrivo della Troika?
Di fronte alla prospettiva di cambiamento e di riforme che possono sconvolgere l’establishment e la nomenklatura di questo Paese, membri di questo sistema potrebbero pensare che l’intervento della Troika alla fine sia il male minore. Sicuramente il suo arrivo non sarebbe una minaccia per l’establishment perché tutto farebbe tranne che danneggiarlo.

L’editoriale di de Bortoli riflette l’opinione dell’establishment di cui parla o è la lettura individuale di un direttore in uscita che vuole togliersi qualche sassolino?
Pensi che io l’avevo saltato perché, vista la nuova veste grafica, pensavo fosse il solito commento autocelebrativo da parte del direttore del quotidiano. Proprio la concomitanza con il lancio del nuovo Corriere e il fatto che tra de Bortoli e l’editore sia stato raggiunto un accordo sul suo addio ad aprile spingono a far credere che il suo non sia un intervento personale. Non so se sia condiviso da tutto ciò che rappresenta il Corriere ma mi sembra certo che non sia solo opera sua.

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