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Così le sanzioni Usa spingono Mosca tra le braccia di Pechino

La Russia si interroga su quale sia la strada da seguire per evitare l‘impatto deleterio delle sanzioni occidentali. Mosca fa sempre più rotta su Pechino, come dimostrano le firme apposte su molti contratti in svariati ambiti tra i due Paesi. E’ la prova che l’alleanza asiatica sta dando i suoi frutti e aiuterà la Russia a resistere alle sanzioni occidentali derivanti dalla crisi Ucraina.

I CONTRATTI

I 38 contratti firmati a Mosca dal premier Li Keqiang, consentono di approfondire la cooperazione in materia di energia per un valore complessivo di 150 miliardi di yuan (25 miliardi dollari) destinati in parte a ridurre l’influenza del dollaro. Si tratta della prima fase del progetto geopolitico ideato dal presidente Vladimir Putin per evitare l’isolamento post sanzioni. In precedenza la base era stata posta lo scorso maggio dal mega accordo per la fornitura trentennale di gas a Pechino, del valore di 400 miliardi dollari.

GLI SCENARI

“Ritengo importante che, nonostante la difficile situazione, stiamo aprendoci a nuove possibilità” ha commentato il primo ministro russo Dimitry Medvedev dopo la cerimonia della firma. La sua controparte ha messo l’accento sulla possibilità che nel 2015 si possa costruire un secondo gasdotto, lungo quella che viene chiamata la via occidentale per trasportare il gas russo in Cina. “La cooperazione sul gas naturale tra la Russia e la Cina risale a tempi lontani”, ha detto Li.

QUI MOSCA

Per la Russia il vantaggio dell’operazione con Pechino è evidentemente quello di stemperare gli effetti delle sanzioni occidentali, dopo l’annessione della penisola di Crimea e il supporto ai separatisti in Ucraina orientale. La paletta alzata da Washington e Bruxelles ha riguardato i settori di finanza, energia e difesa, limitando la capacità di alcune imprese statali e delle banche di aumentare i finanziamenti nei mercati occidentali.

QUI PECHINO

Il cosiddetto currency swap rafforza i piani della Cina per promuovere l’uso internazionale dello yuan, a cui dovrebbero seguire gli intenti di entrambi gli attori in causa al fine di regolare il commercio bilaterale più in rubli e yuan. I due Paesi, spinti dai loro rapporti spesso difficili con gli Usa, hanno a lungo sostenuto la tesi di ridurre il ruolo del dollaro nel commercio internazionale.

LE PROSPETTIVE

La Cina, che ha il 32% dei suoi 4.000 miliardi dollari di riserve valutarie investite nel debito pubblico degli Stati Uniti, vorrebbe agganciarsi ad eventuali fluttuazioni del dollaro a breve termine. Nel lungo periodo, invece, vorrebbe aumentare il peso dello yuan e trasformarlo in una valuta di riserva globale. ll colosso Rosneft è anche in trattativa con CNPC per operare nei mari di Barents e di Pechora al fine di procedere ad interessi legati al gas e al petrolio. Inoltre starebbe continuando a negoziare il trasferimento a CNPC del 49% del progetto di depositi Taas-Yuryakhskoye: secondo quanto sostenuto da fonti diplomatiche russe l’operazione potrebbe essere chiusa entro il prossimo dicembre.

I SETTORI

Secondo i nuovi accordi, verrà approfondita la cooperazione  tra il produttore petrolifero statale Rosneft (presente in Italia con il 13% di Pirelli) e China National Petroleum Corporation, con l’interessamento del gas naturale liquefatto. Nel settore bancario VTB, VEB e la russa banca dell’Agricoltura, come Rosneft colpiti da sanzioni, hanno firmato accordi quadro con la banca cinese Exim per aprire nuove linee di credito. L’operatore di telefonia mobile MegaFon e China Development Bank hanno deciso di promuovere un finanziamento da 500 milioni di dollari.

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