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Vi spiego cosa accade nel mercato mondiale dell’energia. Parla Birol (Aie)

Ogni anno l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) pubblica il più autorevole studio del mercato energetico mondiale, fornendo dati e prospettive di un settore strategico per le attività umane. Sicurezza energetica, protezione ambientale e sviluppo economico sono i concetti base del World Energy Outlook (WEO). Non a caso tale pubblicazione è usata da operatori pubblici e privati nelle fasi di individuazione dei quadri normativi e di programmazione degli investimenti. Quest’anno l’AIE ha dedicato una pubblicazione speciale all’Africa (Africa Energy Outlook). Grande attenzione quindi verso un continente che giocherà un ruolo di primo piano nello scenario futuro del settore energetico.

Il responsabile del WEO è Fatih Birol, capo Economista dell’AIE e tra le persone più potenti in termini di influenza nel settore energetico mondiale secondo Forbes, che ha commentato le prospettive del settore in una conversazione con Formiche.net.

Dr. Birol, dal punto di vista energetico l’Africa rappresenta una regione molto interessante. I margini di crescita economica sono ampi, ma ad essi deve associarsi un altrettanto rapida evoluzione del settore energetico. In questo ambito, quali sono le azioni chiave capaci di sollecitare un più rapido sviluppo economico e sociale dell’Africa?

Il primo obiettivo del nostro sistema energetico è quello di permettere una qualità di vita migliore. Questo vale sempre ma nel caso dell’Africa, l’energia rappresenta un fondamento concreto per la riduzione della povertà e lo sviluppo sociale. La nostra analisi mostra chiaramente che aumentando l’accesso a un moderno e affidabile servizio energetico si può stimolare la crescita economica nell’Africa subsahariana, permettendo una spinta verso un modello di crescita economica autosufficiente. Si pensi solo che ogni dollaro addizionale investito nel settore energetico darebbe un impulso generale all’economia di 15 dollari. Per far si che ciò accada, esiste una serie diversificata di misure che devono essere intraprese nell’intera regione.

I responsabili politici devono focalizzarsi nel favorire la crescita delle capacità umane nel settore energetico, nel rinforzare le politiche e il quadro normativo al fine di far emergere mercati energetici ben funzionanti, nell’aprire i mercati energetici a nuovi attori e nuove risorse finanziarie. Inoltre, laddove necessario, garantire che i prezzi riflettano il mercato. Hanno anche bisogno di rinforzare i canali esistenti di cooperazione regionale, capaci di portare benefici reciproci. Per avere credibilità e fiducia è fondamentale avere trasparenza e responsabilità.

Oltre ad avere diverse storie, i paesi africani hanno anche diverse situazioni politiche e normative. C’è una preoccupazione comune che impedisce agli investimenti privati di svilupparsi? Quali sono i paesi che hanno bisogno di più aiuto? E quali quelli che offrono migliori opportunità di investimento?

Come già detto, non c’è una soluzione miracolosa per migliorare la situazione nella regione. Tra gli impedimenti maggiori inserirei innanzitutto la governance, non solo del settore energetico.

È da notare però che per realizzare il nostro report abbiamo ricevuto una forte collaborazione da parte di molti paesi africani. Sono rimasto impressionato da come molti governi stiano lavorando alacremente per correggere i problemi. D’altronde, sanno che in caso contrario sarà molto difficile vedere un miglioramento nella vita economica e sociale dei loro paesi. Ad esempio, molti governi hanno fatto o stanno facendo sforzi rilevanti per riformare il loro settore energetico: tra questi possiamo ricordare Ghana, Rwanda, Namibia, Nigeria, Costa d’Avorio e Kenya. In termini di governance, investimenti e fornitura di servizi pubblici, Botswana, Namibia, Ghana e Senegal offrono buoni esempi di recente sviluppo. Gli stati che invece stanno affrontando sfide più severe sono in genere quelli caratterizzati da conflitti in corso o conclusi da poco, o quegli stati in cui le istituzioni sono deboli per diverse ragioni.

A livello globale, quale sarà il ruolo dell’Africa nei prossimi anni?

Oggi nell’Africa subsahariana vive circa un miliardo di persone. Un numero che sarà quasi raddoppiato entro il 2040, quando la regione sarà popolata dal 20% della popolazione mondiale. Questo significa che qualsiasi sarà il futuro di questa regione, esso avrà implicazioni significative per il resto del mondo. Nel valutare le prospettive future della regione, non ci siamo prefissi di creare una visione ottimistica o pessimistica. Piuttosto abbiamo identificato lo scenario principale osservando le politiche energetiche cui i paesi fanno riferimento, le risorse energetiche e finanziarie che la regione ha a disposizione, nonché costi e ostacoli relativi al loro sviluppo. Il risultato è “agrodolce”: circa un miliardo di persone avranno accesso all’elettricità entro il 2040 ma, a causa della rapida crescita della popolazione, più di mezzo miliardo di persone continueranno a non averlo.

Tuttavia, abbiamo identificato anche una serie di misure realistiche e concrete che, se implementate, permetteranno ad ulteriori 230 milioni di persone di avere accesso all’elettricità e di rinforzare l’economia della regione di un ulteriore 30% entro il 2040. Queste misure riguardano essenzialmente l’aumento degli investimenti nel settore energetico, una maggiore cooperazione economica e una migliore gestione delle risorse e dei ricavi.

Per dare accesso all’elettricità a oltre un miliardo di persone c’è bisogno di molto lavoro. In termini finanziari quanti investimenti servono per raggiungere questo obiettivo? Chi sono gli attuali e i potenziali finanziatori?

Fino ad ora il numero degli investitori pronti a impegnare il proprio capitale per la fornitura interna di energia in Africa è stato molto basso. Abbiamo calcolato che dal 2000 ogni tre dollari investiti due sono stati destinati alla produzione di energia per l’esportazione. Ma ci sono segni concreti che lasciano intendere che questo trend si stia invertendo. Tra essi le tante riforme che molti paesi hanno attuato.

Nella nostra analisi si stima che il miglioramento dell’elettrificazione richiederà un investimento di capitali di circa 205 miliardi di dollari, meno di un quinto dell’investimento totale nel settore energetico della regione. Detto in altri termini serviranno circa 7.5 miliardi di dollari all’anno, una cifra che non si allontana molto dalle stime attuali degli investimenti in energia nell’Africa subsahariana.

Per raggiungere questo livello di investimenti si richiederà non solo un miglioramento delle condizioni di investimento per i progetti relativi all’accesso all’energia, ma sarà necessario anche un rapido miglioramento delle capacità tecniche e del coordinamento tra i vari attori coinvolti. Grandi isituzioni multilaterali e le banche di sviluppo possono giocare un ruolo molto importante per ridurre il rischio dei piccoli investitori privati. Allo stesso tempo i programmi di aiuti devono essere gestiti con molta attenzione, sia per assicurare che i beneficiari siano pienamente coinvolti fin dall’inizio, sia per garantire un’adeguata e continua assistenza ed evitare sottovalutazioni per gli emergenti fornitori commerciali di energia.

L’emergenza ebola può avere un impatto negativo negli investimenti esteri in Africa?

In una prospettiva di lungo periodo che si estende su più decenni è molto difficile tener conto in modo specifico dell’emergenza ma riconosciamo i considerevoli rischi che questa crisi pone, incluso l’impatto sui flussi di investimento nella regione. Nel caso dell’ebola, la Banca Mondiale ha condotto analisi che mostrano come l’impatto economico sia già molto grave, e potrebbe anche peggiorare se l’epidemia non dovesse essere contenuta. Speriamo che gli effetti umanitari ed economici della crisi si estendano per un periodo molto più breve del nostro orizzonte 2040.

Sistemi mini-grid e off-grid sono essenziali per fornire elettricità in Africa, soprattutto in aree rurali. Quali sono le potenzialità e gli eventuali rischi di questa tipologia di sistemi?

I sistemi mini-grid e off-grid sono particolarmente importanti per garantire l’accesso alle comunità rurali. Entro il 2040 essi infatti saranno utilizzati per rispondere al 70% della nuova domanda di elettricità. Senza questi sistemi le comunità potrebbero avere molte difficoltà nell’accesso; infatti, i lavori per estendere la rete elettrica potrebbero essere lunghi e complessi.

Nei sistemi mini-grid e off-grid le fonti rinnovabili forniscono circa i due terzi dell’elettricità: dal fotovoltaico, alle piccole centrali idroelettriche, all’eolico. In termini di costi, nei luoghi isolati le rinnovabili sono spesso più competitive rispetto ai generatori diesel, per cui la fornitura di carburante e il suo trasporto risultano essere spesso complessi.

Uno dei rischi associati all’uso di questi sistemi riguarda l’integrazione tra sistemi. Nel momento in cui più comunità si doteranno di sistemi mini-grid o off-grid, potrebbero sorgere sfide tecniche di armonizzazione tra due sistemi.

In termini di emissioni di CO2, quale sarà l’impatto dello sviluppo del settore energetico in Africa?

Quando parliamo di cambiamento climatico, la prima cosa da tenere in considerazione è che l’Africa subsahariana ha contribuito in modo irrisorio alla creazione del problema. In termini di emissioni di CO2legate al settore energetico, dal 1890 la regione è stata responsabile di appena il 2% del totale delle emissioni. Anche se ci si attende che l’aumento del consumo di energia possa generare entro il 2040 un aumento di emissioni di CO2 di 25 Gt, l’Africa subsahariana rimarrà responsabile di una percentuale ancora molto bassa di emissioni rispetto al totale. Allo stesso tempo, la scienza ci dice che il destino del continente è fortemente influenzato dal cambiamento climatico, in termini di siccità, disponibilità idrica, innalzamento del livello dei mari e anche in termini di impatto sulla produzione agricola interna. È chiaro ed eticamente doveroso che la voce dell’Africa venga tenuta adeguatamente in considerazione nelle sedi internazionali e sia riconosciuto come il continente che ha subito in modo sproporzionato gli effetti di una crisi che ha contribuito a creare solo in maniera molto marginale.

L’Africa Energy Outlook prevede che nel 2040 ci sarà ancora più di mezzo miliardo di persone senza accesso all’elettricità. Come crede che possa essere affrontata concretamente questa sfida morale?

Nel predisporre la nostra analisi abbiamo avuto un approccio molto realistico e ci sono molte ragioni per cui così tante persone sono destinate a rimantere senza accesso all’elettricità nel 2040. Si va dall’attuale condizione delle infrastrutture elettriche, alla natura e portata dei flussi attesi di investimento nei diversi settori energetici, nonchè all’atteso aumento demografico. L’Africa subsahariana è destinata a sperimentare un significativo aumento della popolazione e di coloro che vivono in aree rurali. Di conseguenza, la sfida di raggiungere tutte le persone distribuite nelle comunità rurali dell’Africa subsahariana è molto grande. Detto ciò, i nostri risultati non significano che l’obiettivo dell’accesso universale è impossibile o irrealistico ma, se questo è quello che si vuole raggiungere, saranno richiesti sforzi aggiuntivi. Dovranno quindi essere sviluppati buoni piani e politiche energetiche, ci dovrà essere un buon coordinamento tra le diverse entità governative, commerciali e non-governative, si richiederanno piani di valutazione e monitoraggio, così come corsi di formazione e capacity building destinati a ingegneri e operai locali.

Credo che questo rappresenti un imperativo etico per tutti noi e, come fatto per oltre un decennio, il World Energy Outlook continuerà a perseguire questo obiettivo nell’agenda internazionale dell’energia.

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