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Vi spiego come cambia il lobbismo nell’era Renzi. Parla Claudio Velardi

Formare una figura professionale in grado di rappresentare interessi reali. E di influenzare la percezione, la presentazione e la definizione delle politiche pubbliche presso le istituzioni nazionali, europee e globali.

È l’obiettivo che anima la XXVI edizione del Master “Comunicazione, Lobby e Politica”, promosso dalle associazioni Running e QuickTop-Reti. L’iniziativa, che che avrà luogo a Roma tra novembre e febbraio 2015, prevede il contributo scientifico dell’Università Internazionale della Capitale e le partnership di Agol, Formiche.net, Il Rottamatore.

Il cui fondatore Claudio Velardi, consigliere politico di Massimo D’Alema nel 1998 e oggi convinto supporter di Matteo Renzi, è esperto dei rapporti tra lobbying e comunicazione politica.

Come è cambiata la rappresentanza attiva degli interessi al tempo dell’offensiva di Renzi contro i corpi intermedi e la concertazione?

Rilevo innanzitutto che tutta l’esistenza umana è fatta di lobbismo: un comportamento finalizzato a ingraziarci il nostro interlocutore di turno per raggiungere i risultati migliori. Dal ragazzo che si rivolge al genitore più accondiscendente per ottenere l’aumento della paghetta alle grandi centrali sindacali. La dialettica pubblica italiana è stata sempre inficiata da corporazioni che hanno ostacolato l’ingresso di interessi più variegati nel mercato della democrazia. Da tale punto di vista ritengo ottima la sfida lanciata da Renzi ai tavoli della concertazione.

Gli avversari del premier parlano di “guerra ideologica contro i corpi vitali della democrazia repubblicana”.

Praticare il lobbismo moderno vuol dire intervenire nel processo democratico, affrontando gli interlocutori istituzionali liberi dal peso dei blocchi corporativi. Nel nostro confronto con il governo – come avvenuto con gli esecutivi precedenti – troviamo un ascolto rispettoso delle ragioni di cui siamo portatori. Con risposte che variano secondo il grado di persuasione delle nostre argomentazioni. Tuttavia vi è un problema che riguarda il Parlamento italiano.

Quale?

Camera e Senato non rappresentano l’Italia di oggi. Restano ferme al 2013, quando Partito democratico e Movimento Cinque Stelle erano entrambi attestati al 25 per cento dei consensi. Adesso sono un po’ arroccate a difesa di equilibri politici superati. Che prevalgono lavorando con singoli rappresentanti. Mi piacerebbe interloquire, invece, mettendo al centro i contenuti di cui siamo portatori.

È necessaria una regolamentazione pubblica rigorosa dei rapporti tra istituzioni e lobby?

Può servire. A patto che non crei una piccola casta o una nuova corporazione. E tantomeno l’ennesimo ordine professionale. È sufficiente istituire un registro ufficiale, in cui ogni lobbista deve dire chi è e cosa rappresenta. Mentre l’interlocutore istituzionale deve fornire risposte alle sue richieste in un ragionevole arco di tempo, anche in forma telematica.

I responsabili relazioni istituzionali dei grandi gruppi temono la concorrenza di professionisti autonomi che possono lavorare per più aziende?

Non vi è dubbio. Conosco professionisti molto valorosi attivi nelle grandi imprese. Se si apre realmente il mercato del lobbismo, vi sarebbe un maggiore dinamismo nell’intero sistema. È comprensibile che essi restino contrari, anche se non avrebbero svantaggi da temere grazie alle loro qualità.

Imprenditori, banchieri e alti dirigenti pubblici hanno partecipato alla Leopolda e alle cene del Pd di Renzi. Come giudica la loro scelta?

Il fenomeno in sé è positivo, per la trasparenza che rivela nell’adesione anche economica a un progetto politico. Lo reputo un segno di adeguamento della rappresentanza prezioso per il nostro paese. La rappresentanza nei regimi democratici si fonda sugli interessi, legittimi e da esaltare. Perché è attraverso di essi che cresce una società. Ed è salutare che il politico risponda all’interesse per cui è stato supportato ed eletto in modo aperto.

È l’affermazione del modello di democrazia statunitense?

Si tratta di un passo rilevante in quella direzione. Negli Usa le grandi aziende informatiche e di telecomunicazioni finanziano egualmente democratici e repubblicani. Mentre altri gruppi sostengono interessi più legati ai due partiti: i petrolieri appoggiano il Grand Old Party, l’industria dello spettacolo supporta l’Asinello. Il tutto avviene alla luce del sole, di fronte ai cittadini che poi giudicano con il voto. La stessa opera di trasparenza dovrebbe essere realizzata con i giornali.

Per quale ragione?

Gli organi di informazione rappresentano la parte più oscura del lobbismo all’italiana. È facile conoscere i nomi dei miei clienti e degli imprenditori che hanno aderito alla Leopolda. Mentre lo è molto meno capire che spesso le notizie pubblicate sulla stampa sono frutto di pressione e mediazione di interessi. Concetto lontano anni luce dall’attività disinteressata e sacrale per cui il giornalismo viene spacciato.

L’immagine dei rappresentanti di aziende alla “corte” di Renzi presenta affinità con la stagione aurea di Bettino Craxi

No. Il mondo è completamente cambiato. Certo, non possiamo negare a nessuno l’ostentazione di simpatia, la spinta a farsi vedere e a mostrarsi inclini al capo di turno. Magari prima di tornare in provincia per godere di visibilità e prestigio sociale.

EDOARDO PETTI

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(Il 28 novembre 2014 prenderà via, a Roma, la 26° edizione del corso “Comunicazione, lobby e politica”, 60 ore di lezione frontali (venerdì dalle 17.00 alle 20.00 ed il sabato mattina dalle 10.00 alle 13.00), esercitazioni, project work e simulazioni.

Sviluppare la conoscenza dei procedimenti legislativi; trasferire competenze che permettano un dialogo con i policy makers (legislatori, autorità, soggetti regolatori); aiutare a decifrare i vari contesti politici con cui relazionarsi; trasmettere conoscenze e competenze utili alla ricerca di fonti affidabili di informazioni; sviluppare la capacità di dialogo e di creazione del consenso, utilizzando nuovi e vecchi media; trasferire gli strumenti idonei alla definizione di una azione di lobby sia diretta che indiretta: sono solo alcuni degli obiettivi del corso.

Formiche, nella sua veste di media partner del corso “Comunicazione, lobby e politica”, mette a disposizione dei suoi lettori, a copertura parziale delle spese, 3 (tre) borse di studio del valore pari al 50% del costo totale del corso. Chi fosse interessato può inviare il proprio curriculum vitae all’indirizzo s.ragugini@retionline.it  indicando nell’oggetto “Borsa di studio – Formiche”, oppure può chiamare allo 06-675451).

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