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Siria, perché Assad si piega ma non si spezza

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Erano 970 i migranti siriani a bordo della nave (battente bandiera moldava) che è stata soccorsa il 30 dicembre nel porto di Gallipoli. Tra loro c’erano circa 40 bambini e una ventina di donne incinta. 

L’ANNO PIÙ VIOLENTO IN SIRIA

In Siria non si è fermata la guerra, anzi. Nel 2014 sono morte più di 76mila persone, in quello che è considerato l’anno più violento del conflitto. Un bilancio presentato ieri dall’Osservatorio siriano dei diritti umani ricorda le cifre della guerra siriana: 50mila morti nel 2012, 73mila morti nel 2013 e 76mila nel 2014.

LA GUERRA IN IRAK

In casa del vicino la situazione non è migliore. In Irak molte regioni sono controllate dallo Stato Islamico (Isis) e nel 2014 si sono registrati più di 15mila omicidi, la cifra più alta registrata dal 2007. Per questi i siriani preferiscono sfidare la sorte e si imbarcano verso l’Europa, nonostante le difficili condizioni climatiche dell’epoca.

IL CONFLITTO SIRIANO

Dopo quattro anni di conflitto armato con i ribelli, il presidente siriano Bashar Al Assad è apparso mercoledì insieme a un gruppo di soldati in una zona di Damasco per augurare “la vittoria nel 2015”. Il Paese è più diviso che mai: né gli avvertimenti del governo americano, né l’avanzamento dell’opposizione dentro e fuori dalla Siria sono riusciti ad fermare la guerra. E neanche la forza crescente degli jihadisti di Isis e del fronte Al Nusra, organizzazione legata ad Al Qaeda in Siria.

LA FORZA DI ASSAD

Nonostante l’intensificarsi del conflitto e l’aumento delle vittime, Assad si è rafforzato politicamente, grazie al suo discorso che si incentra sulla scelta “o con me o con i terroristi”. In più, tra gli attori regionali è finita la fronda anti Assad. Arabia saudita, Libano, Qatar, Giordania, Turchia – e persino Israele – hanno smesso di invocare la caduta del regime. Il male da combattere, ora, è quello dell’estremismo islamico di Isis.

UN FUTURO DI INSTABILITÀ

“La Siria sta entrando in una guerra di sfinimento, dove nessuna delle parti coinvolte è sufficientemente forte per vincere. Si anticipa una guerra perpetua. Il regime di Assad conta su un nucleo ridotto e brutale che non lascerà che nessuno, né la Russia né gli Stati Uniti, impongano una leadership alternativa. La più grande forza è il discorso settario per mantenere l’unità del governo. Mentre i militari si divideranno, gli oppositori sunniti staranno insieme per combattere. Abbiamo davanti una decade di instabilità”, ha avvertito Joshua Landis, direttore del Centro di studi sul Medio Oriente dell’Università di Oklahoma.

SCENARIO INTERNAZIONALE

Il 2015 è cominciato con l’appello dell’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, per la fine delle ostilità. Aleppo potrebbe essere lo scenario per un nuovo dialogo e l’apertura degli aiuti umanitari. Il regime di Assad si è detto disponibile per l’accordo di pace.

E LA RUSSIA…

Intanto, il governo di Vladimir Putin si è proposto come guida per un incontro alla fine di gennaio tra l’opposizione e il regime di Assad. Mentre il governo siriano ha accettato l’invito, l’opposizione ha espresso qualche perplessità: “Non possiamo rispondere ad un invito astratto. Quale sarà l’obiettivo dell’incontro? Chi parteciperà? Questo vogliamo saperlo prima”, ha detto Hadi Bahra, leader della Coalizione nazionale siriana.

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