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Cuba, la rivoluzione ora tocca le case

Una nuova rivoluzione sta “sconvolgendo” l’isola di Cuba. Sono lontani i tempi della lotta armata tra le montagne, ora la rivolta – raccontata in un reportage pubblicato dal Wall Street Journal – tocca la compra-vendita di immobili. In un Paese comunista (ancora per poco), dove ogni lavoratore guadagna circa 20 dollari al mese, una penthouse a L’Avana può costare 1,2 milioni di dollari. Com’è possibile?

MERCATO AMERICANO

A febbraio scorso, l’ereditiera Paris Hilton (nella foto a L’Avana) e la modella Naomi Campbell  sono andate in vacanza a Cuba (scattando anche un selfie col figlio di Fidel Castro). “Non si può immaginare la quantità di telefonate che riceviamo da cittadini americani”, ha detto al quotidiano americano uno dei fondatori del sito Point2Cuba.com, Yad Aguiar. Il sito web mette in contatto venditori e acquirenti d’immobili e ha sede a Ontario, in Canada. Nonostante la fine dell’embargo economico a Cuba, per gli americani è ancora valido il divieto di acquistare qualsiasi proprietà dell’isola. Ma ci sono diversi sistemi per aggirare questa limitazione.

EL PAPELITO

I cubani non hanno ancora accesso libero ad internet, per cui l’unico strumento a loro disposizione per far incontrare domanda e offerta è El Papelito, un libricino dal costo di 1 dollaro contenente annunci immobiliari. Da dicembre scorso, la pubblicazione ha quadruplicato le pagine e ciò rappresenta un segno dell’aumento delle attività.

Tra le offerte ci sono piccoli appartamenti da 5mial dollari a L’Avana Vecchia fino a ville di 1 milione di dollari in quartieri di lusso come Miramar. Su El Papelito trovano anche spazio opportunità di acquisto di tv, fotocopiatrici, servizi di massaggio e ristoranti.

Ma tra poco il libricino si confronterà con la concorrenza: un imprenditore cubano-americano, Hugo M. Cancio, sta per editare una pubblicazione similare con cadenza trimestrale, particolarmente utile in vista della distensione economica tra l’isola e il resto del mondo occidentale.

NUOVI PROGETTI

Uno degli esempi è la partnership tra Extrahotelero Palmares SA, una compagnia controllata dal ministero del Turismo cubano, e il fondo britannico d’investimenti immobiliari London and Regional Properties Ltd. I due svilupperanno un resort da 350 milioni di dollari a L’Avana. Secondo il Wall Street Journal, il governo dell’isola riteneva che il prezzo sarebbe stato troppo alto per la commercializzazione tra gli abitanti, ma un cittadino italiano ha comprato 24 case usando il nome di alcuni famigliari cubani, per poi riaffittarle. Osservando queste situazioni, alcuni analisti temono lo scoppio di una nuova bolla immobiliare.

PAROLE E FATTI

Vista la crisi economica che colpisce un Paese alleato come il Venezuela, il governo di Raul Castro non ha dubitato in riattivare diversi progetti per lo sviluppo del mercato di proprietà di lusso e così aumentare le risorse dello Stato cubano.

Per alcuni esperti, chi investe dovrebbe tuttavia prendere alcune precauzioni. Secondo il presidente dello U.S.-Cuba Trade and Economic Council“possono succedere cose spiacevoli con per un’attività commerciale a Cuba. Il Paese è pieno di progetti che si annunciano e non si concretizzano mai”.

Il governo cubano oggi al potere è sostanzialmente lo stesso che nel 1962 – senza pagare un centesimo di risarcimento – nazionalizzò le imprese private ed espropriò gli immobili degli stranieri e dei cubani che lasciarono il Paese. Un precedente mai dimenticato.

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