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Libia e sbarchi, ecco tutte le missioni in Nord Africa

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Nella preparazione dell’operazione sulle migrazioni nel Mediterraneo, il nono dei dieci punti adottati dai Capi di Stato e di governo del Consiglio europeo del 23 aprile scorso impegnava Commissione e dell’Eeas dell’Alto rappresentante Federica Mogherini a lavorare nei Paesi d’origine dei migranti e in quelli che circondano la Libia, nonché a un rafforzamento delle iniziative già in corso in Niger.

ATTRAVERSO IL NIGER

L’11 maggio scorso, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, la Mogherini ha ricordato che il 90% dei migranti provenienti dall’Africa nord-occidentale passa attraverso il Niger e il Sahel. Le analisi di Frontex spiegano inoltre che i flussi hanno andamenti molto variabili. Se alle Canarie si è passati dal picco dei quasi 32.000 sbarchi nel 2006 ai 200-300 attuali, sulla rotta centro-mediterranea i flussi sono aumentati con il disfacimento dello stato libico.

Il Sahel costituisce una specie di cono d’ombra o di zona franca per il terrorismo e le attività illecite; da sempre un corridoio di transito dall’Africa subsahariana verso la Libia, il suo potenziale di instabilità è rafforzato dalle crisi del Niger e dei Paesi vicini, tra cui il Mali (con una base jihadista importante), la Nigeria (con Boko Haram), il Ciad.

LE MISSIONI

Dopo le elezioni legislative e presidenziali del 2011, il dialogo tra Niger e Unione europea si è rafforzato. Dal 2012 è stata attivata l’operazione Eucap Sahel Niger, con uno staff di una cinquantina di addetti europei, con base a Niamey, la capitale, con compiti di formazione e consulenza alla polizia e al sistema giudiziario, cioè di contrasto al terrorismo, alle organizzazioni criminali, ai traffici di droghe, armi ed esseri umani. Da luglio 2014 la missione è stata rifinanziata per due anni (costa circa 9 milioni di euro all’anno) con un mandato esteso alla zona nord di Agadez, più esposta proprio al Sahel. La comanda il belga Filip De Ceuninck dal 1° novembre 2013, quando ha sostituito lo spagnolo Francisco Espinosa Navas. La missione ha finito per fare anche da segretariato per le altre organizzazioni  e Paesi che sostengono la transizione in Niger, per la verità afflitto anche dalle tensioni dei vicini, dalle propaggini di Boko Haram della vicina Nigeria, da Al-Qaida in the Maghreb (Aqim) nelle varie evoluzioni verso lo stato islamico.

In progetti di capacity building, sicurezza, contrasto alla povertà, stato di diritto, azioni umanitarie l’Unione europea spende 650 milioni di euro, con un bilancio vicino al miliardo se si considerano altri interventi collegati in altri Paesi: dall’impegno finanziario si capisce che si tratta di una priorità. Sul modello della missione in Niger, dal 15 gennaio 2015 è stata avviata la missione di formazione e capacity building, Eucap Sahel Mali, con un finanziamento di 11,4 milioni di euro per il 2015,  uno staff di un’ottantina di esperti europei sotto la guida del tedesco Albrecht Conze. La missione opera in un contesto ancora più critico che in Niger, come si ricorda dalla recente strage del 6 marzo in un ristorante di Bamako e come attesta la continua violazione del cessate il fuoco nel nord del Paese.

IL CONSIGLIO AFFARI ESTERI

Al Consiglio Affari esteri del 18 maggio, oltre a individuare il capo dell’operazione Eunavfor nel Mediterraneo, verranno anche adottate alcune decisioni sui Paesi terzi di origine dei migranti, nonché di ampliamento dell’operazione in Niger-Mali e più in generale nel Sahel. Per quanto resti da valutarne l’impatto, diverse misure saranno operative a breve, con un nuovo fondo di 30 milioni di euro, e con nuovi addetti alle migrazioni in ognuna della rappresentanze dell’Unione presso i Paesi interessati più sensibili: con compiti di informazione, di analisi e comprensione dei flussi.

La misura più visibile, per quanto pilota e iniziale, sarà però la costituzione di un Centro pilota multifunzione in Niger, da attivarsi entro la fine dell’anno, in collaborazione con la International Organisation for Migration (Iom), Unhcr e le forze di sicurezza statali del Niger. Il Centro, di cui si capirà l’importanza, l’efficacia e la dimensione operativa dopo il Consiglio Affari esteri, dovrà proteggere (gli individui, e in ambito locale), dissuadere (cioè dare un quadro informativo realistico al migrante e al suo progetto di viaggio) e favorire il ritorno a casa, sia per i partenti sia per quelli già in viaggio.

Sarà un ulteriore progresso (piccolo o grande: dipende dai punti di vista) del Servizio per l’azione esterna guidato dalla Mogherini: dall’operazione civile indiretta Eucap Sahel Niger (formazione e consulenza) si passa all’intervento civile operativo diretto nel quadro di una strategia di sicurezza regionale ampliata, che va fino al Mediterraneo.

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