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Tutte le armi di Putin per dividere l’Ucraina e l’Occidente

Una guerra condotta non solo con proiettili e granate, ma soprattutto con energia, media, un fiume di soldi e attraverso innovative forme di finanziamento, come il crowdfunding. Si tratta della crisi ucraina, banco di prova di un nuovo genere di conflitto “ibrido” – in tutti i sensi – messo a punto dal Cremlino  e che la Nato prova a contrastare.

UNA MODALITÀ NUOVA

Secondo il New York Times, diverse organizzazioni russe starebbero conducendo, con il tacito supporto di Mosca, campagne per raccogliere online il denaro per alimentare il conflitto in Ucraina. È un modo alternativo e inusuale per sostenere la guerra, anche se i suoi utilizzi sono già da tempo i più svariati, come il finanziamento di startup.

COSA SUCCEDE

Dietro una dozzina di organizzazioni dagli apparenti scopi umanitari, si nasconderebbero invece veri e propri strumenti per raccogliere denaro da girare ai combattenti filorussi nell’Est dell’Ucraina.

LA STRATEGIA

Non solo. Questi soldi, insieme a quelli erogati direttamente dal Cremlino, spiega ancora il quotidiano americano, servirebbero anche per attuare un complesso disegno che mescola evidenti ricatti e pressioni all’applicazione più classica del soft power.

SOLDI, ENERGIA, MEDIA

Tre gli esempi più forti. In primo luogo il finanziamento di alcuni partiti e movimenti politici: da un lato – senza preferenza di colore politico – per indurre molti Paesi europei a dividersi e a non rinnovare le sanzioni alla Russia; dall’altro in ambienti ecologisti, per incoraggiare le proteste contro il fracking, una mossa mirata a difendere il settore del gas russo!.
Poi c’è la questione energetica. Mosca, sottolinea il Nyt, ha “tradizionalmente usato il suo status di fornitore per influenzare i clienti in Europa ed ora preme sui Paesi dell’Europa sud-orientale, tra cui la Grecia (che lotta contra il crack, ndr), per sostenere” Turkish Stream, un nuovo progetto di gasdotto con vantaggi per tutti Paesi coinvolti” e che aggirerebbe proprio il territorio di Kiev. Infine ci sono i media sia nuovi, sia tradizionali. “Per diversi anni, la Russia ha pagato per un inserto del governo in giornali e siti web in 26 Paesi (anche il New York Times). Più di recente, ha proposto di estendere RT, la sua rete televisiva internazionale, che trasmette in inglese e altre tre lingue”. Mentre un gruppo di troll, basati a San Pietroburgo, veicola su Twitter storie false sui più svariati argomenti.

LE MOSSE DELLA NATO

La situazione preoccupa la Nato, che già lo scorso settembre decise di creare una forza di risposta rapida di 5mila uomini da dispiegare in 48 ore contro ogni minaccia esterna e rassicurare così gli alleati orientali (che però non sono soddisfatti appieno e vorrebbero una forza permanente ai confini). Ad ogni modo, da tempo – scrisse già a febbraio scorso Formiche.net – l’Alleanza Atlantica denuncia gli effetti nefasti che questa strategia russa può avere non solo in Ucraina, ma anche in pericolosi e vicini focolai, come quello macedone, crocevia di un’instabilità raccontata su queste colonne dallo storico ed economista Giulio Sapelli, o sugli ex Paesi dell’Unione sovietica. Per questo motivo, la 43a edizione di Baltops (Baltic operations), che dal 1971 prevede lo svolgimento di esercitazioni militari con l’obiettivo di rinforzare l’interoperabilità degli eserciti e la fiducia reciproca tra i Paesi, ha quest’anno una valenza particolare. Le aree coinvolte – scrive Airpress – riguardano la Polonia, la Svezia, la Germania e il mar Baltico.

WAR GAMES

Mentre in Estonia, nella base di Ämari, che oggi ospita uomini e caccia della Nato – spiega Repubblica – “da quando oltre un anno fa la Crimea è stata annessa a Mosca, ci si prepara alla guerra in un gioco quotidiano da gatto e topo. Intercettazioni di jet russi nei cieli e segnalazioni di sospetti sottomarini nei mari hanno costretto i Paesi Nato e persino nazioni non alleate come Svezia e Finlandia a un’attività militare a livelli quasi da guerra fredda”. Uno scenario surreale. Solo un mese fa, “oltre 13mila uomini su una popolazione di 1,3 milioni estoni hanno partecipato all’esercitazione “Siil”, “Riccio”: la simulazione di un’invasione da parte della nazione immaginaria di Aslavia, controfigura della Russia”.

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