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Perché diremo No alla teoria del gender. Parla Gandolfini (che parla anche di Cei e di Cl)

“Tutto ruoterà sull’educazione dei nostri figli e la difesa della famiglia tradizionale. Sarà una grande, luminosa e festosa manifestazione di piazza”.

Massimo Gandolfini, neurochirurgo e vicepresidente dell’Associazione “Scienza & Vita”, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, è ottimista sulla riuscita dell’evento in programma per domani in Piazza San Giovanni a Roma. In questa conversazione con Formiche.net racconta cosa ha ispirato il comitato da lui presieduto, gli obiettivi della manifestazione e commenta la scelta di chi non ha aderito.

L’OBIETTIVO

“Dare voce a chi non ha voce, al popolo comune e alle persone che non riescono a farsi ascoltare ai piani alti del potere. È questo che ci ha spinto a costituire il comitato e a dare il via a questa manifestazione di piazza nazionale”, spiega Gandolfini.

I pilastri alla base della manifestazione sono due anelli della stessa catena: “Un no secco, deciso e preciso contro l’invasione, o come l’ha definita Papa Francesco, la ‘colonizzazione ideologica del gender’ all’interno delle scuole di ogni ordine e grado in Italia, e connesso a questo, ai ddl che propongono le unioni civili omosessuali come omologate alla famiglia fondata sul matrimonio come la definisce l’art 29 della costituzione”.

NO ALL’INDIFFERENTISMO SESSUALE

Stimando la presenza di circa 200/300 mila persone, il promotore della manifestazione racconta di non aver fatto appello a movimenti o partiti, ma di essersi rivolti semplicemente alla società. “I genitori hanno diritto di conoscere cosa sta succedendo nelle scuole, dove attraverso percorsi e progetti di educazione all’affettività e alla sessualità, si veicola invece in maniera surrettizia l’ideologia del gender, che noi contestiamo fin dalla radice”. Ecco perché: “ I nostri bambini, maschi e femmine, sono uguali per dignità ma ben diversi. E in centinaia di conferenze sul territorio nazionale abbiamo constatato che da nord a sud il comune sentire non è quello dell’indifferentismo sessuale”.

CHI PARTECIPERÀ

Adesioni alla manifestazione di sabato 20 giugno sono giunte anche dal mondo politico rappresentato dal “Comitato parlamentari per la famiglia” che comprende circa 100 fra senatori e deputati di diversi partiti. Ma non solo.

“Ci sarà la presenza di un ricco popolo cristiano e cattolico, ma non solo. Ci saranno anche altre fedi religiose, i musulmani, gli ortodossi, i pentecostali, perché è chiaro che il tema della difesa dei figli contro l’ideologia di gender e quello del sostegno della famiglia non hanno colore e sono profondamente sentiti da chiunque vive la vita di tutti i giorni e non da quelle rappresentazioni lobbistiche che alcune agenzie culturali vogliono rappresentare”, spiega il neurochirurgo.

PERCHÉ NON SARÀ UN FAMILY DAY

La manifestazione avrà al centro la famiglia ma non sarà un “Family day”, ci tiene a precisare il presidente del comitato promotore.

“Il family day del 2007 è lontano cento anni rispetto a quello che oggi sta accadendo. L’ambiente storico politico è totalmente mutato così come diversa è la costruzione dell’evento stesso: il Family day nacque dall’alto e richiese mesi e mesi di concertazione. La manifestazione di sabato parte invece dal basso, a promuoverla sono state famiglie normalissime che per  trasmettere il loro comune sentire si sono organizzate attraverso un comitato di scopo, quello che io presiedo”.

Un punto in comune? “Molti temi affrontati allora sono ancora sul piatto in questi giorni, come quello sulle unioni civili, ma la condizione ambientale e strategica è molto differente”, dichiara il vicepresidente dell’Associazione “Scienza & Vita”.

LE CONSIDERAZIONI DELLA CEI

Intanto negli ambienti cattolici continua la discussione sulla posizione della Cei (Conferenza episcopale italiana) sulla manifestazione. (QUI QUI ALCUNI ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO)

“La Cei ha fatto delle considerazioni molto positive in ordine ai principi a ai valori che hanno generato l’evento di sabato prossimo, poi quando si tratta di mettere in atto una strategia sono legittime delle posizioni diverse”.

“Una questione di strategia, di metodo, certamente non di contenuti e di valori”, precisa Gandolfini. “Mentre loro hanno insistito per una sorta di progetto culturale da portare avanti nel tempo, qualcun altro, come noi, seppur ritenendo ciò imprescindibile, tanto da organizzare centinaia di convegni, conferenze in ogni regione d’Italia, abbiamo portato avanti l’idea che fosse necessaria anche una grande manifestazione nazionale che desse voce a chi non ha voce e attirasse l’attenzione del mondo in generale e della politica in particolare”.

Opinione condivisa anche dal cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei al tempo del Family day del 2007: “Spero di cuore che le iniziative che proprio ora si stanno prendendo su questi punti abbiano un forte successo, a cominciare da quella del 20 giugno prossimo”, ha detto Ruini intervistato da Matteo Matzuzzi per il Foglio.

“È chiaro che il cardinal Ruini ha la sue caratteristiche e la sua personalità che non sono quelle di chi si trova oggi a governare la Cei – sottolinea Gandolfini – ma ci muoviamo su uno stesso binario che è quello della difesa della famiglia con un papà, una mamma e dei figli e soprattutto della difesa dell’educazione dei figli secondo la naturalità della loro biologia”.

L’ASSENZA DI CL

Il movimento Comunione e liberazione ha scritto un documento per chiarire la posizione sulla manifestazione: “Secondo loro in questo momento un’azione di piazza è inutile o addirittura quasi controproducente”, spiega il neurochirurgo. “Noi pensiamo invece – aggiunge – che una grande manifestazione pubblica abbia un grosso significato e fa molto piacere che molte persone che si riconoscono storicamente nel movimento di Cl saranno a manifestare con noi sabato in piazza San Giovanni”.

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