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Merkel gradisce un super euro che stramazza l’Europa

Se competitività è la parola chiave per la Germania della cancelliera Angela Merkel, svalutazione è la bestia nera da combattere a tutti i costi. A nulla è valso l’appello del presidente francese François Hollande sull’eventualità di “una politica dei cambi” per l’euro da parte dei Paesi dell’Unione valutaria. Il ministero dell’Economia ribadisce infatti la sua linea: l’unico modo per fronteggiare il rischio di una perdita di competitività, legato all’indebolimento delle altre valute, è proseguire con le riforme strutturali. Chi propone politiche monetarie più lasche, sembra ammonire Berlino, ha una visione economica miope che non guarda al lungo periodo.

Eventuali “misure che puntino a un indebolimento dell’euro non possono fornire alcun contributo duraturo a migliorare la competitività” dell’Eurozona, e anzi, danneggiano la fiducia degli investitori nella volontà di riforma dei Paesi che aderiscono alla moneta unica, si legge nel Bollettino mensile del ministero dell’Economia tedesco. Per migliorare la competitività dell’Eurozona sono, invece, “assolutamente necessarie le riforme strutturali”. Nel documento si ribadisce, inoltre, che la Bce deve poter condurre la propria politica monetaria in totale indipendenza, avendo come priorità la tutela della stabilità dei prezzi.

Nessuna apertura dunque a politiche di espansione monetaria come quelle decise nell’ultimo periodo da Cina e Giappone, né ora né mai. L’indipendenza della Bce guidata da Mario Draghi è il perno dei trattati comunitari, così come la previsione, nel suo statuto, dell’obiettivo che Francoforte deve perseguire: la stabilità dei prezzi. La lotta alla disoccupazione non va quindi combattuta a colpi di immissioni di liquidità, come deciso anche dalla Fed statunitense.

I ministri delle Finanze dei Paesi del G7 stanno discutendo dell’opportunità di emettere un comunicato per mettere in guardia contro i pericoli di una nuova “guerra dei cambi”. Ma niente illusioni per i Paesi europei meno virtuosi, l’unico scudo resta quello delle riforme. I candidati premier, in Italia o meno, sono avvisati.

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