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Spagna e Francia maledicono recessione e austerità

La proposta del commissario per gli Affari economici e monetari Olli Rehn di dilatare i tempi sul rientro dai deficit statali europei ha già fatto parlare abbastanza. La sequenza di proposte e smentite di Bruxelles non placa le tensioni dei Paesi membri, specialmente se il deficit supera largamente il limite del 3% fissato da Maastricht. E Spagna e Francia ne sanno qualcosa.

Il deficit di Madrid

Il deficit di bilancio della Spagna è arrivato a sfondare la soglia del 10% del Pil lo scorso anno, secondo la Commissione europea, ha toccato un picco del 10,2% mentre sul 2013 dovrebbe attenuarsi al 6,7%.

Il debito in corsa verso la soglia del 100%

In assenza di misure aggiuntive sul 2014 tornerà a salire leggermente fino al 7,2%. In questo modo, secondo quanto stima l’esecutivo comunitario nelle sue ultime previsioni economiche, il debito pubblico della Spagna arriverà a superare la soglia del 100% del Pil il prossimo anno, con un 101%.

Le difficoltà di Parigi

Ma a fare i conti con un forte disavanzo non è solo la Spagna. Misure anticrisi o meno, Parigi probabilmente non riuscirà a raggiungere l’obiettivo di ridurre il deficit del settore pubblico al 3% del Pil. Il consolidamento dei conti pubblici è da rimandare al 2014, sebbene i mercati internazionali comincino a dubitare delle capacità di ripresa del Paese.

“La Francia si sta sganciando dall’economia tedesca e diventa il fanalino di coda dell’area, dietro anche i Paesi periferici”, spiega Riccardo Sorrentino sul Sole 24 Ore.  “A pesare – prosegue – è l’andamento della domanda interna, in flessione quasi dappertutto, anche in prospettiva: gli ordini continuano a calare da 19 mesi, E’ invece la domanda estera, comprese le commesse, a trainare le economie”.

L’effetto della corsa dell’euro sull’import

Tutto quel che occorre secondo Sorrentino, è che il rialzo dell’euro non sia tale da azzerare l’opportunità che lo stimolo alla domanda sostenga anche le importazioni, “ma sicuramente non c’è spazio, in questo quadro, per i timori generati da una vera corsa alle svalutazioni competitive“, conclude Sorrentino.

L’indice Pmi in Francia

E l’indice Pmi (Purchasing manager’s index, che esprime la percentuale di direttori degli acquisti, in un certo settore, che giudicano le condizioni per le imprese migliori o peggiori rispetto al mese precedente) composito sull’attività economica nell’Eurozona, rilevato dalla società londinese Markit, “è sceso a febbraio a 47,3 punti da 48,6 di gennaio, sorprendendo gli analisti che si aspettavano una timida risalita a 49. E letture sotto quota 50 indicano  una contrazione dell’attività economica”, sottolinea sempre sul Sole 24 Ore Gianluca di Donfrancesco.

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