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Berlusconi ha Napolitano nel mirino

La guerra occulta di Silvio Berlusconi a Giorgio Napolitano ora non lo è più tanto. Anzi, con la carta delle dimissioni di massa ventilata ieri dai parlamentari Pdl, diventa battaglia aperta, scontro frontale. Perché l’ultima estrema mossa del Cavaliere alla vigilia della sua decadenza parlamentare ha il Quirinale nel mirino. Obiettivo: la grazia.

Già in molti avevano letto nel videomessaggio della scorsa settimana un destinatario celato. Quelle parole durissime verso la magistratura, verso un complotto delle toghe rosse aizzate dalla sinistra sarebbero state dirette al presidente della Repubblica, colpevole a giudizio di Berlusconi di non aver mosso un dito per lui. E non è bastato subito dopo  il richiamo del capo dello Stato all’“equilibrio, sobrietà e riserbo” dei magistrati a placare gli animi.

Ora Berlusconi, istigato dai suoi Falchi, ha dato l’avvallo al pressing finale. Un pressing che tecnicamente potrebbe anche non portare nessuna crisi perché ai parlamentari Pdl subentrerebbero i primi non eletti e il governo potrebbe andare avanti. Ma è un gesto che getta il Paese “in una situazione surreale”, come ha detto un incredulo Enrico Letta da New York, dove aveva appena assicurato agli investitori stranieri la stabilità del Paese. E mette pressione a Napolitano perché si attivi per la salvezza del “leader che rappresenta 10 milioni di elettori”.

Pressioni che il Presidente non ha alcuna intenzione di assecondare. “Un annuncio inquietante”, ha commentato oggi il capo dello Stato in una nota durissimaAntonella Rampino sulla Stampa racconta di moduli di dimissioni già pronti nel cassetto. Perché ciò che sta accadendo è quanto di più lontano Napolitano aveva preteso prima di accettare con sacrificio la sua rielezione. Quel senso di “responsabilità istituzionale”, ribadito nel suo discorso di insediamento alle Camere riunite che Formiche ha voluto ricordare in un’intera pagina sul Foglio. Parole accolte con applausi scrocianti non più tardi di cinque mesi fa. E che ora sembrano cadere nel vuoto.

Il discorso di Napolitano alle Camere il 22 aprile 2013:

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