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Così Snowden ha reso più difficile il lavoro dell’Nsa

Il Datagate non ha avuto effetti solo sull’Amministrazione Usa, ma soprattutto sui nemici degli Stati Uniti e dei loro alleati. A illustrare il cambiamento in atto è stato il numero uno della National Security Agency, l’ammiraglio Mike Rogers, intervenuto durante il Reuters Cybersecurity Summit che si conclude oggi a Washington.

MAGGIORE TRASPARENZA

Il nuovo direttore a capo sia del Cyber Command sia dell’Nsa, succeduto al generale Keith Alexander, ha promesso di guidare l’agenzia di spionaggio “con maggiore trasparenza” riequilibrando la necessità di tutelare i diritti individuali con il rischio crescente di un attacco informatico distruttivo rivolto contro gli Stati Uniti, aumentato dopo le rivelazioni di Edward Snowden.

UN VANTAGGIO AL NEMICO?

Governi stranieri, individui e gruppi controllati dall’Agenzia – ha rimarcato Rogers – hanno cambiato il loro “comportamento” dopo che la “talpa”, in asilo politico in Russia, ha illustrato nel dettaglio metodi e strategie dell’intelligence Usa. Un timore acuito nella recente crisi ucraina, dove i Servizi americani non sono stati in grado di prevedere che Vladimir Putin stesse per prendere la Crimea, annessa con un’occupazione militare e un referendum improvviso. Nell’occasione, gli Stati Uniti furono sì capaci di osservare l’ammassarsi delle truppe russe al confine con la Penisola senza però riuscire ad “ascoltare” gli ordini e le comunicazioni interne di Mosca e anticipare così i piani del Cremlino. Un boccone amaro per Washington, fortemente preoccupata di aver perso un vantaggio competitivo.

ALLERTA MASSIMA

Gli Usa non abbassano l’allerta nemmeno sulle minacce cibernetiche, considerate più insidiose proprio perché impalpabili e attese da avversari noti (Pechino e Mosca in testa) o imprevedibili. Ma che possono avere effetti devastanti sulla vita dei cittadini. “Mi aspetto – ha spiegato Rogers – che durante il mio mandato come comandante del Cyber ​​Command degli Stati Uniti ci sarà un’attività offensiva diretta contro infrastrutture critiche degli Stati Uniti, con l’intento di danneggiare, distruggere o manipolare“.

UNA COMUNICAZIONE MIGLIORE

Nella sua prima intervista da quando ha assunto il timone dell’agenzia nel mese di aprile, Rogers ha detto che vorrebbe essere più sincero con i cittadini su gran parte del lavoro della Nsa, dopo quasi un anno di rivelazioni dannose della “talpa”, che ha “divulgato segreti estremamente delicati che sono in parte avevano a che vedere con presunte violazioni da parte dell’agenzia“.

Il numero uno dell’agenzia ha difeso strenuamente i controversi programmi di sorveglianza elettronica dell’Nsa, sottolineando che erano legali e che sarebbe necessaria una spiegazione migliore del loro modo di funzionare e della loro utilità, piuttosto che una loro revisione.

I PROGETTI (ACCANTONATI) DI OBAMA

Sfuma così per il momento l’annunciata rivoluzione di Barack Obama. La Casa Bianca sta lavorando a una riforma dell’Nsa che da un lato sia meno invasiva nei confronti dei cittadini, ma dall’altro protegga legalmente i colossi delle telecomunicazioni che decidono di consegnare al governo americano dati sui propri utenti, pur chiedendo alle aziende di limitarne l’utilizzo. Il presidente americano conta di realizzare il suo progetto entro la fine del suo secondo mandato, nel 2017.

LA VERSIONE DI GREENWALD

E proprio mentre la società americana discute del futuro della sicurezza cibernetica, Glenn Greenwald, l’ex cronista del Guardian tra i primi a divulgare i segreti custoditi dalla “talpa” dell’Nsa, lancia “No place to hide“, un libro destinato a far discutere (qui un estratto pubblicato in anteprima proprio dal quotidiano britannico). Al centro del racconto – scrive il New York Times -, la storia di Snowden vista da dietro le quinte.

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