Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Tutti gli scontri che infiammano la Libia

libia tripoli libia

La Dar al Salam è un albergo a cinque stelle a Tobruk in Libia ed è diventato la sede del Parlamento libico. Cosa accade nel Paese, dove i gruppi armati si sfidano per controllarlo? Quali sono le problematiche sul tavolo dell’amministrazione europea per offrire una soluzione al conflitto all’indomani del cambio al vertice della Banca centrale?

I RESORT

Riunito in un resort a Tobruk, il Parlamento sta cercando di ricostituire il governo in un luogo più sicuro. Trenta giorni fa il nuovo esecutivo del primo ministro Abdullah al-Thinni, ha prestato giuramento. In Libia le milizie fanno a gara per accreditarsi come i più influenti, mentre nella città orientale di Tobruk il Parlamento ha trovato rifugio in quel porto naturale ben protetto, diventando uno dei luoghi più sicuri per politici, attivisti e figure militari che sperano di riprendere lo status precedente al conflitto. In città sono presenti solo cinque alberghi, per questo le autorità inizialmente hanno noleggiato un traghetto greco per ospitare i parlamentari mentre cercavano di trovare alloggi permanenti. Il dialogo è al primo posto dell’agenda europea, così come il ministro Federica Mogherini ha più volte sottolineato.

I TREND

Dallo scorso mese di agosto il Parlamento della Libia si è trasferito a Tobruk, dal momento che il rischio costante di violenza nella capitale si è trasformato in un preciso trend. Infatti decine di politici, giornalisti e attivisti sono stati arrestati, rapiti o uccisi, a dimostrazione di un’escalation che si è intensificata da quando la libera alleanza di milizie islamiste, raccolte sotto il nome di Alba, ha preso il controllo della maggior parte della città.

I PAESI VICINI

La situazione nel Paese è complicata anche dal coinvolgimento di altri attori presenti nella regione. A Tobruk sono in molti a tratteggiare un sostegno da parte di Qatar e Turchia alla “squadra avversaria”. Tra l’altro le compagnie aeree internazionali offrono un chiaro segno di tali alleanze: Turkish Airways e Qatar Airways sono gli unici due vettori internazionali che volano ancora sull’aeroporto di Tripoli, un’ex struttura militare, dal momento che lo scalo principale della città è stato distrutto durante un combattimento.

GLI SCENARI

Nell’immaginario collettivo, anche delle istituzioni europee, Tobruk è diventata icona di un tentativo di ricostruzione, come dimostra il giuramento del nuovo primo ministro Abdullah al-Thinni. Anche se sul tavolo si presenta un nuovo scoglio, rappresentato dal cambio al vertice dalla banca centrale del Paese. Il Parlamento infatti ha sollevato dal proprio incarico il capo della Banca Centrale della Libia dopo che questo si è rifiutato di effettuare un pagamento di bilancio richiesto dai nuovi legislatori. Saddik El Kaber, il capo della banca, aveva cercato di evitare di schierarsi con Tripoli  o con Tobruk e sta contestando la legittimità del suo licenziamento.

LE CRITICITA’

Il controllo della Banca centrale è estremamente critico, dal momento che essa ha in pancia una serie di beni esteri in un’economia fortemente centralizzata come quella libica, tra cui più di 100 miliardi di dollari delle riserve in valuta estera e in partecipazioni, nonché il denaro generato dai profitti petroliferi. Ci sarebbero anche dei report che testimonierebbero lo spostamento a est della National Oil Corporation, l’organo di controllo sulle vaste riserve di petrolio della Libia.

LA VIOLENZA

A tenere banco è ancora la violenza, con 16 morti e 15 feriti causati dagli scontri avvenuti nelle ultime 24 ore a Bengasi. A contendersi il terreno di battaglia ancora una volta le milizie islamiche di Ansar al Sharia e i soldati dell’esercito libico fedeli al generale libico in congedo Khalifa Haftar. Non solo, si registra un’intensificazione degli scontri nella zona dell’aeroporto di Benina, ma da ieri anche un costante sorvolo dei caccia libici fedeli ad Haftar che hanno colpito alcune postazioni delle milizie islamiche.

LE REAZIONI

Gli unici tre Paesi dell’Ue a mantenere aperta la loro sede diplomatica sono stati Malta, l’Ungheria e l’Italia. Il nostro Paese si è dedicato ad un’intensa opera di mediazione nelle trattative condotte dall’inviato Speciale dell’Onu, lo spagnolo Bernardino León. Inoltre è stato lo stesso vice ministro agli esteri Lapo Pistelli ad escludere l’opzione militare, mentre il ministro Mogherini ha più volte messo l’accento sul fatto che il dialogo andrebbe cercato anche con chi ha perso le elezioni, oltre che richiamare l’attenzione sul caos immigrazione, derivante dall’instabilità politica. E gli altri Paesi cosa fanno? Dalla Spagna spicca l’iniziativa della Conferenza dei Paesi del Mediterraneo Occidentale (il cosiddetto 5+5) per sostenere la transizione libica.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter