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Tutti i veri attriti fra Obama e Hagel

Dopo dissidi e fraintendimenti, il matrimonio tra Barack Obama e il suo segretario della Difesa, Chuck Hagel, è giunto al termine. E come tutti i divorzi burrascosi, porta con sé un lungo strascico di polemiche.

L’ERA HAGEL

Unico membro repubblicano del consiglio di sicurezza del governo del presidente democratico, Hagel, dimessosi ieri, è il terzo numero uno del Pentagono a lasciare in questi sei anni di amministrazione Obama. Prima di lui, come scritto da Formiche.net, avevano fatto un passo indietro Robert Gates e Leon Panetta, entrambi con un trascorso da direttori della Cia ed entrambi autori di due autobiografie taglienti sul loro rapporto con il Presidente degli Stati Uniti. E se Panetta aveva preso le distanze sulla gestione del dossier Irak da parte dello Studio Ovale, Hagel ha messo all’indice le scelte di Obama sull’Afghanistan e nella lotta ai terroristi dello Stato Islamico.

EFFETTO MIDTERM?

Nonostante, ieri, in conferenza stampa, l’abbandono del segretario della Difesa sia stato definito “consensuale”, per la stampa americana non ci sono dubbi che Hagel sia stato “licenziato”. Alla base, c’è sì l’annunciata voglia di Obama di imprimere un cambio di passo dopo la sconfitta democratica alle recenti elezioni di midterm, ma c’è dell’altro.

LE ACCUSE

Secondo Reuters, l’ex numero uno del Pentagono avrebbe privatamente confessato ad alcuni colleghi tutta la sua frustrazione per la strategia adottata dalla Casa Bianca in Siria e Irak e sulla sua scarsa influenza nei processi decisionali. Ad Hagel viene addebitata la colpa di non aver saputo imprimere un’azione incisiva in nessuna delle crisi in atto, dall’Ucraina al contrasto all’Isis. In particolare, è stata proprio la sua strategia contro il Califfato di al-Baghdadi a finire nel mirino. Da un lato eccessivamente blanda per convincere gli interventisti, che chiedevano più truppe; dall’altro, secondo i pacifisti, basata su un ricorso troppo ampio ai bombardamenti di droni e caccia. Se a questo si sommano i tagli alla Difesa di cui Hagel si è dovuto far carico proprio per venire incontro alle esigenze di bilancio manifestate da Obama, si comprende come abbia finito per scontentare un po’ tutti.

RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ

Nonostante ciò, non è solo Hagel ad essere sul banco degli imputati. Complici le rotture precedenti con Gates e Panetta, anche il presidente è sotto accusa. Per il New York Times, il problema dei tentennamenti nella politica estera americana non risiedono nella Difesa, bensì nell’atteggiamento del capo di Stato. Secondo il Nyt, una parte consistenti dei problemi di Hagel deriva dal fatto che la sua missione è cambiata dopo la sua nomina. Era stato chiamato per gestire una fase di relativa tranquillità con meno risorse, focalizzata sul Pivot to Asia, e si è ritrovato immerso in conflitti che lo stesso presidente voleva affrontare senza troppo clamore, viste le sue promesse in campagna elettorale; e allo stesso tempo Obama, dando ascolto solo al suo “cerchio magico”, non gli ha consentito di incidere.

Una segretaria delle difesa più aggressiva, che ha piena fiducia e ascolto da parte di Obamacircolano già nomi favoriti, come quello di Michèle Flournoy e, scrive il Washington Post, del senatore Jack Reed, democratico del Rhode Island – potrebbe essere in grado di affrontare meglio il caos e la guerra su questi fronti. Ma, in definitiva – commenta caustico il quotidiano Usa -, è Obama che dovrà impostare una strategia più coerente“.

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