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Perché la Tunisia è la frontiera democratica di Europa e mondo arabo

La Tunisia costituisce il modello positivo della Primavera araba, che ha tratto linfa e ispirazione proprio dalla “Rivoluzione dei Gelsomini”.

Una reazione esemplare

È il messaggio più rilevante delle proposte messe a punto dal Partito democratico e presentate nella Sala Stampa di Montecitorio per promuovere un aiuto concreto a favore del paese mediterraneo ferito dalla strage del Museo del Bardo. Una nazione capace di rispondere con una grande marcia nel segno del patriottismo, della passione civile, dell’unità politico-culturale.

Le iniziative da mettere in campo

A riprova che la risposta agli attentati del 18 marzo è possibile, la parlamentare del Pd Lia Quartapelle traccia le iniziative che l’Italia e l’Unione Europea possono promuovere nel breve e medio termine.

L’organizzazione di una conferenza di Stati donatori per supportare attività preziose come il turismo, spiega, deve precedere il rafforzamento della mobilità dei lavoratori tunisini nell’Ue tramite la facilitazione dei visti di libera circolazione.

E anticipare l’attribuzione alla nazione nordafricana dello status di paese osservatore nell’Ue con un regime di partnership già vigente per Marocco e Giordania. “Terreno propizio per favorire una strategia comunitaria di investimenti orientata allo sviluppo”.

L’importanza della Tunisia per l’Italia

Un programma, rimarca il responsabile Esteri del Nazareno Enzo Amendola, in cui il nostro paese può giocare un ruolo nevralgico.

“Non esclusivamente nella condivisione della sofferenza, bensì per gli stessi interessi di una realtà che vede circa 800 imprese lavorare e produrre in Tunisia. Punta avanzata del progresso che può essere realizzato in un mondo arabo percorso da lotte feroci di potere”.

Per tale ragione il deputato democratico ritiene fondamentale l’attenzione del governo di Roma, rappresentato nella conferenza stampa dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.

“Coinvolgere la Bei nel rilancio del turismo tunisino”

Nel Mediterraneo in fiamme, osserva l’ex capo della Farnesina Emma Bonino, è necessario salvaguardare nazioni che hanno intrapreso un percorso inclusivo verso la democrazia politica. “E appoggiare una Tunisia che accoglie 1,5 milioni di cittadini libici vuol dire evitare di far cadere il paese nordafricano nell’instabilità cui puntano gli attentatori del Museo del Bardo”.

A tal fine l’ex commissaria europea prospetta due iniziative a livello comunitario: “Riattivare le attività turistiche del paese mediterraneo attraverso un coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti, e istituire nell’esecutivo Ue un responsabile per il Vicinato in grado di gestire risorse finanziarie rilevanti”.

L’approdo in un Mediterraneo di pace e democrazia

Favorire la stabilizzazione democratica di una nazione che anche sotto il regime di Ben Ali ha nutrito una coscienza civile molto viva, evidenzia il presidente dell’Associazione di amicizia Italia-Tunisia Bobo Craxi, può aprire la prospettiva di un Mediterraneo in cui paesi amici e vicini convergono per eleggere istituzioni comuni.

“Un gesto lungimirante”

Un passo iniziale, ricorda l’ambasciatore della Tunisia in Italia Naceur Mestiri, è stato effettuato con la scelta del governo di Roma di riconvertire una parte del debito del paese nordafricano in progetti di sviluppo. Si tratta a suo avviso di una decisione fondamentale per la sicurezza dell’intera regione, considerando i traffici di armi e droga alle frontiere con la Libia.

L’aspirazione dei terroristi, rileva il diplomatico, è aggredire una giovane democrazia reduce da elezioni presidenziali e parlamentari ben riuscite. E sfociate in un governo di coalizione che coinvolge le forze politiche protagoniste del lungo percorso culminato nell’approvazione della Carta costituzionale.

Le voci di una giovane democrazia

Una è il partito musulmano moderato Ennahda, rappresentato dalla parlamentare Imen Ben Mohamed. Convinta che i responsabili dell’attentato al Museo del Bardo puntassero a ferire la cultura, la storia, il modello di convivenza, la transizione democratica, il tessuto economico della Tunisia: “Metodo e finalità che lo Stato islamico ha utilizzato in tutte le realtà soggette alle proprie aggressioni”.

La reazione dell’intero paese è stata limpida e forte: nessuna resa al terrorismo. Ma la risposta, aggiunge, non può passare soltanto per una strategia militare e di intelligence: “È bene promuovere canali commerciali efficaci come l’apertura delle barriere all’esportazione dei prodotti tunisini in Europa”.

Ragionamento che trova risonanza nelle parole di Mohammed Ben Souf, esponente dell’eterogenea aggregazione laica Nidaa Tounes: “La neutralizzazione del gruppo di persone che hanno pianificato e realizzato la strage del 18 marzo non è sufficiente. Bisogna approntare una lotta contro la povertà, le diseguaglianze e la mancanza di lavoro. Terreno nel quale attecchisce la predicazione integralista”.

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