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Berlusconi e Merkel tra sogno e realtà

Il consenso popolare di Silvio Berlusconi è stato finora lo scudo che ha salvaguardato il centrodestra dalla deflagrazione e protetto l’ex presidente del Consiglio da un esito malevolo dei suoi processi.
Capace come pochi di interpretare i sentimenti degli italiani, Berlusconi ha compreso come anche nel nostro Paese monti da tempo un’insofferenza latente, ma sempre più manifesta nei confronti delle politiche d’austerità “imposte” da Bruxelles.
E non è un caso che l’escalation verbale di Berlusconi contro l’Europa e la Germania – tanto simile nei toni, quanto nei contenuti alla retorica grillina – arrivi alla vigilia dell’attesa sentenza della Corte Costituzionale, che potrebbe interdire l’ex premier dai pubblici uffici e assestare un colpo ferale al governo di larghe intese.
Una lettura che però Berlusconi rifiuta e in un’intervista concessa al direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, propone un’analisi tutta politica sostenendo che “o la nostra voce alta e forte si farà sentire (in Europa, ndr) oppure il governo perderà la legittimazione popolare che l’unità nazionale, in sostegno di una larga coalizione, gli garantisce. Altro che i processi. Queste scemenze lasciamo che le dicano i maniaci dell’antiberlusconismo”.

NON SONO UN EUROSCETTICO
Durante la sua conversazione con Ferrara, Berlusconi precisa di non essere aprioristicamente un “euroscettico”, e lo fa passando in rassegna gli ultimi avvenimenti politici. “Ho sostenuto Monti nella fase critica, ho accettato che per un periodo limitato una soluzione tecnocratica riaprisse spazi che sembravano chiusi per la nostra economia e per la nostra immagine in Europa, ho avvertito che c’era un limite alla cooperazione istituzionale, varcato quel limite con l’ingresso in una brutta recessione sono ridisceso in campo e ho fatto la mia parte”, anche appoggiando il governo Letta, dice l’ex premier.

Silvio Berlusconi con il premier Enrico Letta

NO ALL’EUROPA MERKELIANA
Nella sua intervista al Foglio, Berlusconi rilancia il tema dell’autorevolezza del governo, che per lui deve “ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a una alternativa secca: si deve rimettere “in moto in forma decisamente espansiva il motore dell’economia, compreso quello finanziario legato alla moneta unica, uscendo dalla paralizzante enfatizzazione della crisi da debito pubblico”.

COME COMBATTERE LA CRISI?
Per uscire dal tunnel il Cavaliere non disdegna l’idea, tante volte proposta, di sfidare la recessione stampando moneta come Usa, Gran Bretagna e Giappone per sostenere nuovi investimenti e rilanciare lavoro e consumi. La sua ricetta per combattere la crisi non poggia solo su basi ideologiche, ma trova conforto negli studi diffusi da uno degli economisti di riferimento del Pdl, il capogruppo alla Camera Renato Brunetta che sovente concorda con le tesi neokeynesiane del responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, ora viceministro del Tesoro. Un pensiero, quello di Berlusconi, che pare dominante nel centrodestra, tanto da aver spinto l’ex ministro della Cultura Sandro Bondi ad aderire e a firmare il manifesto dell’intellettuale Paolo Savona che propone la necessità di un nuovo Trattato europeo che ridiscuta in termini maggiormente sostenibili l’austerità dominante nell’Unione. “Se la paura dell’inflazione e un criterio rigorista astratto diventano una prigione o cappio monetario – rilancia Berlusconi – allora bisogna cambiare. E il governo italiano a questa questione deve fare attenzione, perché è lì che si vede o non si vede uno spiraglio serio per tutelare e irrorare una vera democrazia della rappresentanza popolare e della prosperità”. Oppure, sottolinea, “le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea, dall’unione bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono fino alla rottura dell’equilibrio attuale”.

I DUBBI DI SCELTA CIVICA
Se la posizione oltranzista di Berlusconi fa proseliti nel centrodestra (e in parte del centrosinistra), a mettere accenti critici sulle sue idee antieuropeiste è il ministro della Difesa Mario Mauro.
L’esponente di Scelta civica, ex capogruppo del Pdl al Parlamento europeo, crede sia “un un mito l’idea di sedersi al tavolo europeo sbattendo i pugni per farsi rispettare. La verità è che in Europa da lungo tempo manca una visione e quindi ciò di cui abbiamo bisogno e che qualcuno a quel tavolo sia seduto prospettando una visione per un processo di integrazione europea”. “Oggi – ha detto il ministro a Omnibus su La7, commentando l’intervista di Berlusconi al Foglio – possiamo mettere un di più di visione politica, non una rinnovata prepotenza”.

LE CRITICHE DEI DEMOCRATICI
A nutrire perplessità sui propositi di Berlusconi anche il deputato del Pd Matteo Colaninno, che in un’intervista a Repubblica attacca l’ex premier dicendo che “l’uscita dalla moneta unica dell’Italia è inimmaginabile, provocherebbe enormi danni per gli italiani e per l’economia mondiale”.
Le parole di Silvio Berlusconi – denuncia Colaninno – “di certo” rendono “più difficile l’azione che Letta sta portando avanti in Italia e in Europa”. Con le sue “sparate” il Cavaliere “rischia di compromettere tutto. Anche la battaglia per far cambiare rotta a un’Europa che sulla crescita ha fatto molto poco”, e le sue “sono parole che rischiano di farci del male”. Per il dirigente del Pd “in questa fase intervenire come ha fatto Silvio Berlusconi per una mera speculazione elettorale dettata dall’affanno di recuperare il deludente risultato alle amministrative, rischia di rimetterci in una posizione critica e di inaffidabilità, con tutte le conseguenze del caso. Che per paradosso potrebbero anche ampliare e allungare quell’eccesso di austerità che ci era stato imposto”.

Berlusconi, basta politiche di austerity dell’Unione europea (fonte video: Parlamento News)

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