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Mojtaba Ahmadi, capo del dipartimento di cyberwar in Iran, è stato trovato morto in un’area boscosa a Karay, a nord ovest di Tehran. L’uomo è stato freddato con due colpi al cuore. La notizia apparsa sul sito Alborz, vicino ai pasdaran, è stata rilanciata dal quotidiano britannico Daily Telegraph.

Ahmadi era uscito sabato scorso per recarsi al lavoro, ma non è mai arrivato in ufficio. Probabilmente è stato intercettato da due killer a bordo di una motocicletta e poi eliminato, quindi il suo corpo è stato abbandonato nelle campagne di Karay.

Dal 2007 a oggi sono stati uccisi cinque scienziati nucleari iraniani e il capo del programma balistico del Paese.

LA GUERRA CIBERNETICA
Nel trascrivere i commenti dei pasdaran, il sito Alborz ha chiesto di “essere cauti nell’esprimere il proprio dolore sulla pagina Facebook del comando per la guerra cibernetica. Il rischio è quello di rivelare ruoli, gradi e identità degli ufficiali“, con conseguenti “rischi per la sicurezza nazionale
Come altri Paesi, l’Iran ha messo in piedi una sezione dedicata alla cyberwar con gli obiettivi di contrastare e monitorare i dissidenti e combattere i nemici esterni via Internet. Gli stessi siti nucleari e petroliferi iraniani sono stati in passato oggetto di attacchi informatici, come quello americano e israeliano alle centrifughe dell’impianto di Natanz, mentre i khomeinisti hanno condotto incursioni negli Usa e nei Paesi del Golfo.

Il presidente iraniano Hassan Rouhani
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L’OMBRA DEL MOSSAD
I guardiani della rivoluzione hanno però messo in guardia sul lanciarsi in speculazioni su una eventuale pista “politica“, però “non sarebbe una sorpresa se l’omicidio fosse opera di oppositori del regime o di un servizio segreto avversario“.
Per il regime degli ayatollah, su questi episodi c’è l’ombra del Mossad, il servizio segreto israeliano. Le modalità dell’avvicinamento, con gli assassini in moto, ricordano quelle degli attacchi precedenti, anche se in passato furono usate delle bombe magnetiche.

L’ATTACCO ALLA US NAVY
Sull’assassinio di Ahmadi, a Teheran si addensa inoltre un altro sospetto, quello della ritorsione di Washington. Come svelato dal Wall Street Journal e confermato da ufficiali americani, alcuni hacker iraniani, nelle scorse settimane, avrebbero condotto una prolungata offensiva informatica contro alcuni computer della Marina Usa contenenti materiale “non classificato“. L’episodio, definito come una delle cyberintrusioni più imponenti realizzata dalla Repubblica Islamica nei confronti degli Stati Uniti, non sarebbe servito secondo gli ufficiali a ottenere informazioni sensibili. Anche se – sottolinea il WSJ – la potenza di quest’attacco a dati militari ha scatenato l’allarme del Pentagono. Difficile mettere in connessione i due episodi, che però giungono in un momento delicato, in cui Usa e Iran hanno mosso faticosamente i primi passi verso i negoziati sul programma nucleare di Teheran e dopo le parole concilianti espresse venerdì scorso da Barack Obama e Hassan Rouhani all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

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