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Perché Guzzetti e le fondazioni sbuffano contro Renzi e Padoan

Per il Fondo monetario internazionale il loro peso è tuttora rilevante nella governance degli istituti creditizi. Ma all’indomani degli stress test effettuati dalla Bce e nello scenario dell’Unione bancaria europea, le fondazioni bancarie sono chiamate a una trasformazione profonda delle loro strategie.

È la consapevolezza che ha animato la novantesima Giornata mondiale del Risparmio promossa dall’Associazione delle fondazioni di origine bancaria e delle casse di risparmio al Palazzo della Cancelleria di Roma.

Luci e ombre nel risparmio degli italiani

Fiero avversario di tutti i tentativi di stravolgere il modello italiano delle fondazioni di matrice creditizia, il suo presidente Giuseppe Guzzetti trae spunto dall’indagine Acri-Ipsos sulla propensione al risparmio degli italiani.

Una tendenza che aumenta rispetto al calo di risorse registrato negli anni post-crisi. Trovando conferma nel fatto che la ricchezza pro-capite nel nostro paese è più alta rispetto a Francia e Germania.

Tuttavia 1 famiglia su 4 afferma che non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di mille euro ricorrendo a fondi propri. E il 46 per cento non vive tranquillo se non accantona liquidità. Prevale dunque il carattere precauzionale e difensivo del risparmio rispetto a quello progettuale, nutrito di fiducia nel futuro che si traduce in consumi e investimenti.

(ABETE, BAZOLI, GHIZZONI, GUZZETTI E PATUELLI VISTI DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO)

Uno sforzo rilevante

Un fenomeno in atto nonostante a partire dal 2008 le banche del nostro paese abbiano raccolto nel mercato nuove risorse per 27 miliardi di euro, maturando utili per 29 miliardi.

A partire dal gennaio 2014 l’aumento di capitale degli istituti creditizi ha superato i 10 miliardi, anche grazie al contributo – 1/4 della cifra complessiva – apportato dalle fondazioni.

Il ruolo delle banche nel finanziamento esterno delle aziende è pari al 64 per cento, il livello più elevato nell’Euro-zona. Elementi tanto più preziosi in uno scenario di carenza di investitori istituzionali di lungo termine.

Un inasprimento fiscale privo di logica

Tuttavia le fondazioni bancarie, che non beneficiano di sgravi fiscali al contrario di quanto avviene negli altri paesi occidentali, come rilevato dallo European Foundation Centre, verranno colpite da un ulteriore inasprimento della pressione fiscale sui loro profitti.

La novità, prevista dalla Legge di stabilità del governo Renzi, va ad aggiungersi all’aumento dal 12 al 26 per cento del prelievo sui patrimoni finanziari stabilito tra il 2012 e il 2015. Con un aggravio di tasse da 100 a 360 milioni.

Una contrazione significativa di risorse – spiega Guzzetti rivolto all’esecutivo – che andrà a danneggiare i comparti della cultura e le fasce disagiate della popolazione fino ad oggi aiutate dagli interventi filantropici e di volontariato di organizzazioni no profit e del privato sociale. Realtà supportate proprio dalle fondazioni, che colmano le carenze del Welfare statale prefigurando un tessuto assistenziale capillare e spontaneo.

Le virtù dell’Unione bancaria

A livello comunitario – rileva il numero uno dell’Acri – è necessaria una correzione profonda del funzionamento della macchina europea: “Perché non bastano le strategie favorevoli a uno sviluppo intelligente, sostenibile, territoriale e solidale tramite un utilizzo virtuoso e rigoroso dei fondi strutturali europei. La strada da intraprendere è la costruzione di un centro di sovranità politica con un bilancio pubblico comune”.

A suo giudizio un passo rilevante nella giusta direzione è stato compiuto con la creazione dell’Unione bancaria europea, che include quasi 30 paesi e oltre i 4/5 del circuito creditizio Ue.

“Grazie a un’innovazione concepita per prevenire e spegnere tempestivamente i focolai di crisi ed evitare ricadute sui risparmiatori – un terzo della ricchezza finanziaria delle famiglie è affidata agli istituti creditizi – il benessere di risparmiatori e contribuenti non verrà messo in dubbio”.

Nessun euro pubblico alle banche italiane

Convinzione condivisa dal presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli. Il quale, ricordando come “il risparmio rappresenti una lungimirante scelta etica e civile, frutto di lavoro, parsimonia, previdenza, solidarietà familiare”, rimarca l’esigenza di affiancare alla politica monetaria Ue un’accurata strategia fiscale finalizzata ad alimentare i consumi e attrarre i capitali esteri.

Le banche del nostro paese, ricorda l’ex parlamentare liberale, restano attive nel supportare la ripresa grazie allo stanziamento di 1.819 miliardi di euro nel 2014, con una crescita del 29 per cento nell’erogazione dei mutui. Il tutto a fronte dei 1.700 miliardi raccolti nel mercato di cui appena 26 derivanti dai prestiti della Bce.

Gli stessi stress test realizzati dall’Eurotower – precisa il numero uno dell’Abi – hanno evidenziato la robustezza degli istituti creditizi nazionali: “Realtà private che per superare la crisi non hanno beneficiato di sussidi da parte delle istituzioni pubbliche”. E che per tale ragione chiedono di non essere penalizzate in sede europea rispetto alle banche d’affari speculative.

Un quadro tuttora critico

La necessità di proiettare la modernizzazione e il rafforzamento degli istituti creditizi italiani in un orizzonte di sviluppo economico europeo è messa in luce dal governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.

L’attività economica e il commercio mondiale – osserva – stanno deludendo le aspettative soprattutto per il rallentamento e i crescenti squilibri riscontrati nelle realtà emergenti, in Giappone e nell’Euro-zona.

Il ristagno produttivo scaturito dal calo della domanda interna nel Vecchio Continente ha provocato una contrazione degli investimenti nella gran parte dei paesi membri compresi Francia e Italia. E la crescente volatilità dei mercati finanziari conferma una valutazione molto critica della scarsa crescita del nostro paese.

Agire sulla flessibilità dei vincoli comunitari

Un ritardo – evidenzia il responsabile dell’Istituto di Via Nazionale – che presenta radici strutturali e richiede interventi radicali. Per cui a una politica monetaria rigorosa deve affiancarsi una strategia di bilancio che non può restare neutrale rispetto alle esigenze espansive.

La strada da seguire nel medio termine è “utilizzare i margini di flessibilità guadagnati rispetto ai target del Patto di stabilità. E rilanciare una strategia di investimenti pubblici coinvolgendo anche la Bei”.

Il ruolo di Bei e Cdp

A questo scopo – afferma il ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan, è stata attivata una task force europea che vede Commissione Ue e Banca europea per gli investimenti supportate da Cassa depositi e prestiti per mobilitare risorse verso comparti strategici: banda ultra-larga, messa in sicurezza di strade e edifici, rafforzamento delle reti di impresa, piano scuola.

Politica essenziale in un paese “banco-centrico” come l’Italia in cui è forte l’esigenza di ricerca liquidità nel mercato di capitali privati non bancari e nell’attività di investitori istituzionali.

Il silenzio del governo

Fermo restando, rileva il capo del Tesoro, che la realtà creditizia del nostro paese è robusta e priva di rischi per i depositanti, come prova il rafforzamento patrimoniale per 40 miliardi a fronte di appena 4 miliardi di risorse pubbliche – i Monti bond erogati per Mps – portato a termine negli anni post-crisi. Solidità che a parere del responsabile dell’Economia verrà garantita ancor più dal meccanismo di supervisione conferito alla Bce dall’Unione bancaria europea. Strumento che entrerà in vigore il 4 novembre.

È in tale cornice che Padoan propone di ripensare il ruolo delle fondazioni bancarie, perseguendo la più ampia trasparenza sulla gestione del risparmio, governance, erogazioni, utilizzo dei derivati.

Una direzione di marcia che non comporta un cambiamento automatico delle regole giuridiche. E che trova piena accoglienza nel presidente dell’Acri. Ma le critiche di Guzzetti sull’incremento della pressione fiscale verso gli utili delle fondazioni rimangono prive di risposta.

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